Ormai lo sappiamo tutti. Quando un film di Terrence Malick esce nelle sale, il pubblico si divide completamente, trasformandolo in un piacevole oggetto di discussione. C’è chi sostiene che il regista texano non sia più quello di un tempo, che i suoi film siano diventati, per citare Fight Club di Fincher, una ”copia di una copia”, ma c’è anche quel tipo di pubblico che continua a farsi ammaliare, trasportare dalla sua poetica e probabilmente molti proveranno le stesse sensazioni anche con questo film.
Difficile descrivere la trama di Song To Song. Considerarla una ”storia d’amore”, significa sbagliare in partenza, perché ci troviamo davanti, come con tutte le opere di Malick, a qualcosa di molto più profondo. La pellicola mette in scena un microcosmo interessante, con dei personaggi alla ricerca costante di se stessi. Una riflessione sull’amore, sul perdono, su come a volte abbiamo bisogno proprio di questi fattori per sentirci pienamente appagati e soddisfatti. L’amore, secondo Malick, è il motore della nostra vita, tema già affrontato in maniera diversa dal regista in To The Wonder, film diretto nel 2012 con protagonista Ben Affleck.
“Il metodo di lavoro di Malick è molto particolare e richiede degli attori che abbiano il coraggio di esplorare nuove esperienze. Devono essere disposti a immergersi in un ambiente, e la loro preparazione tecnica può essere messa in discussione”.
I personaggi si lasciano modellare da Malick, esercitando in ogni inquadratura il loro malessere, la loro indecisione nei confronti della vita, reagendo al dolore in maniera completamente disordinata e disperata. Abbiamo il personaggio di Michael Fassbender, una sorta di moderno diavolo, un produttore musicale che crede di poter vivere al di sopra della legge e senza alcuna inibizione. Una figura vuota, ma al tempo stesso seducente, che ha il potere di offrire alle persone uno stile di vita benestante e apparentemente ricco di felicità. Stile di cui si innamorerà Rhonda, una cameriera affascinante interpretata dalla splendida Natalie Portman. Il suo è un ruolo difficile, forse il più complesso da interpretare, una donna generosa e piena di speranza, che rivela, ancora una volta, il talento di questa straordinaria attrice. Ryan Gosling e Rooney Mara dimostrano di lavorare bene insieme. Sono loro i personaggi principali e sin dalle prime inquadrature il regista gli concede il giusto spazio e il dovuto approfondimento psicologico, attraverso uno dei marchi più importanti: La voce fuori campo.
La fotografia di Lubezki, che qui non cerca la perfezione, ma l’intimità e l’immediatezza, funziona meravigliosamente, sottolineando il disagio dei personaggi e spingendosi oltre ogni limite, trovando un perfetto connubio con la regia che questa volta non si concentra principalmente sulle espressioni facciali, ma bensì sui movimenti del corpo, elemento inedito e davvero interessante. Una colonna sonora coraggiosa che spazia da Patti Smith ai Die Antwoord, finendo con delle melodie malinconiche che accentuano, ancora di più, l’atmosfera generale della pellicola.
Ma in fin dei conti Song To Song non piacerà a tutti. Come abbiamo detto prima, molti si sono stancati dello stile di questo regista, che per i prossimi anni ha promesso di tornare a una narrazione più chiara e lineare. Se invece siete dei fan accaniti, probabilmente lo amerete. Una piacevole occasione per lasciarsi trasportare di nuovo e comprendere quanto l’amore sia un tassello importante della nostra vita.