Tanti auguri a Johnnie To – 5 film da non perdere

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Non è facile trovare le parole giuste per parlare di un regista che, in maniera particolare, sa comunicare e spiegare principalmente attraverso il profilmico, il montaggio ed il movimento di macchina come il maestro di Hong Kong Johnnie To.

A parlare, nel suo cinema, sono infatti le immagini più che i personaggi, i cui silenzi relegano un compito chiarificatore alle espressioni dei volti e all’enfasi degli sguardi. Una comunicazione fatta di particolari e di dettagli, di carrellate veloci e di longtake audaci (l’incipit di Breaking News su tutti), ma anche e soprattutto di atmosfere: un universo coerente di anti-eroi in cui il polar alla Melville incontra la violenza efferata di Peckinpah e gli inseguimenti adrenalinici di Friedkin; un universo crepuscolare il cui denominatore comune è sempre l’amicizia virile ed il suo scendere a patti con una scala di valori livellata verso il basso da una società in declino.

Mai come nel cinema di uno dei più talentuosi registi di Hong Kong della sua generazione, patria che ha dato i natali a veri e propri maestri dell’action come John Woo, Tsui Hark e Ringo Lam, l’attesa del piacere (ovvero dell’azione) si fa essa stessa piacere per gli occhi dello spettatore. Il momento cruciale, che solitamente coincide con quello della sparatoria, si regge sempre su una costruzione ad arte della tensione, una valorizzazione esasperata della quiete prima della tempesta attraverso una dilatazione del tempo funzionale all’accrescere spasmodico della suspance (si veda la spettacolare scena al centro commerciale di The mission).

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Alle scene d’azione è riservata la stessa cura maniacale che avrebbe un coreografo per il suo balletto. Tutto è calcolato al millimetro: il cambio di luce repentino, il posizionamento degli attori sulla scena ed ogni loro mossa. Una chimica che nasce anche grazie al fatto che To è solito circondarsi sempre degli stessi collaboratori, a partire dalla crew attoriale. Immancabile, tra tutti, il suo attore feticcio Suet Lam a cui il regista riserva quasi sempre almeno una piccola parte.

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In Triangle (2007), film in cui un singolo racconto è diviso in tre atti diretti rispettivamente da Tsui Hark, Ringo Lam e lo stesso Johnnie To, è proprio l’esuberante entrata in scena, allo scoccare dell’ultima mezzora, di Suet Lam a decretare il passaggio di testimone in cabina di regia. Un ultimo atto che, come in una staffetta, sembra affidato al velocista più forte. Un esperimento più unico che raro nella storia del cinema in cui tre stili differenti di un genere affine si fondono per narrare un’unica storia; anche se il risultato, nel complesso, non è tra i più memorabili, ciò che senza dubbio rimane è, manco a farlo apposta, la parte finale diretta da To, un pezzo di cinema che è quintessenza di tutta una poetica. Ciascuno dei personaggi della storia si ritrova in un’unica location ed ogni azione è finalizzata al procacciamento di un sacco contenente un corposo bottino; ciò che si sviluppa da questo semplicissimo assunto è il cinema con la C maiuscola: sovrapposizione di punti di vista, uso accurato del rallenty, giochi di luce ed equivoci magistralmente orchestrati in una coreografia che non perde mai un colpo.

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Dopo tal special menzione per un film così atipico da non avere praticamente eguali nelle sue caratteristiche, abbiamo scelto di consigliarvi 5 tra le pellicole più interessanti (e di più facile reperibilità) di questo straordinario regista, rigorosamente in ordine cronologico.