In Sordina: Film – Lacrime Di Sangue, di Hélène Cattet & Bruno Forzani

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LACRIME DI SANGUE

Di Hélène Cattet & Bruno Forzani (Belgio, Francia, Lussemburgo, 2013)

Ci risiamo. In Italia, come al solito, la distribuzione sembra fatta un po’ a caso, molti ottimi film non riescono a vedere la luce della sala, mentre diverse “ciofeche” (non parlo di quelle che incassano) ci rimangono per settimane. Il pubblico cinefilo sicuramente si sarà accorto anche che buona parte dei film internazionali più attesi dell’anno non escono nel nostro paese, ma allo stesso tempo riescono ad avere una programmazione in moltissime altre nazioni. Possiamo armarci di pazienza e aspettare (2 anni come nel caso di The Zero Theorem di Terry Gilliam), ma prima o poi  finiremo inevitabilmente per scaricarne qualcuno.
Sono tante le opere che avrebbero meritato una distribuzione, tanto per citarne qualcuna di notevole interesse:  Enemy di Denis Villeneuve, From What Is Before di Lav Diaz, Heli di Amat Escalante, Paradise di Andrej Končalovskij, Sieranevada di Cristi Puiu o per rimanere nei film di genere, Twixt di Francis Ford Coppola, Dog Eat Dog di Paul Schrader, Tusk di Kevin Smith e appunto Lacrime Di Sangue di Hélène Cattet e Bruno Forzani.

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Nati in Francia, ma residenti in Belgio, i due cineasti presentano in concorso Lacrime Di Sangue (ma il titolo originale è molto più iconico e citazionista, L’Étrange Couleur Des Larmes De Ton Corps, tradotto letteralmente Lo Strano Colore Delle Lacrime Del Tuo Corpo) al Festival di Locarno del 2013, dove ha riscosso un ottimo successo di critica, inoltre riceve 5 nominations al 5th Magritte Awards (l’equivalente dei nostro David di Donatello in Belgio), dove portano a casa il premio per la miglior fotografia.
Il film è stato distribuito in Italia direttamente in home-video, in doppio blu-ray, insieme al loro primo film Amer, grazie alla Midnight Factory.

Sinossi:

Dan (Klaus Tange), rincasando nel proprio appartamento, scopre che sua moglie è scomparsa. Preso dal panico, comincia a indagare, cercandola nel condominio, luogo che probabilmente nasconde diversi segreti.

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Cercate un thriller lineare con soluzione alla Agatha Christie, dove tutti i nodi vengono al pettine? Bene, avete sbagliato film. Il soggetto (polanskiano fino al midollo) permette ai registi di mettere in scena la loro, talvolta radicale, idea di cinema. Lacrime Di Sangue è un’opera meta-linguistica e meta-cinematografica, liminare all’horror e al thriller. Attraverso diverse sperimentazioni narrative e visive: come la bellissima sequenza a passo uno (stop motion) in bianco e nero, i frequenti split screen, il montaggio ellittico e iper-frenetico, le false soggettive, Cattet e Forzani riescono a elaborare un discorso coerente sul cinema stesso, destrutturando tempo e spazio. Il cinema diventa esperienza visiva, dove si esalta la non linearità cronologica, la rappresentazione del reale che potrà essere sempre e solo rappresentazione, dove il punto di vista dello spettatore è impossibilitato a coincidere con il punto di vista della Mdp (macchina da presa, ndr.).
Per molti il film in questione ha un unico fine, shockare e disturbare lo spettatore. C’è un fondo di verità in tutto ciò, ma limitarsi a questa semplice critica è molto riduttivo.  È vero che da molte scene disturbanti, percepiamo un autocompiacimento di fondo, ma il film non si ferma al puro shock epidermico, riuscendo  a penetrare dentro lo spettatore, quasi “cronenberghianamente”.

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In un’atmosfera onirica, le immagini psichedeliche riescono a ricreare un mood da incubo, dal primo all’ultimo minuto; un incubo dal quale non c’è via di uscita.
I riferimenti sono tanti, essendo un film molto citazionista. Narrativamente (considerando anche la caratterizzazione dei vicini del condominio) siamo appunto dalle parti di Roman Polanski e della sua trilogia dell’appartamento (Repulsion, Rosemary’s Baby e soprattutto L’Inquilino Del Terzo Piano, soprattutto quest’ultimo), ma la struttura ripetitiva e labirintica ricorda molto anche Che?, uno dei suoi film meno conosciuti e sottovalutati. La circolarità del tempo e l’onirismo così marcato, ci portano verso un’altra opera monumentale come Inland Empire di David Lynch, soprattutto nella concezione dello spazio diegetico e non; Le mura del palazzo divengono metaforicamente labirinti della mente, dove è facile perdersi e non ritrovarsi.
Diversamente la parte visiva del film ha altri riferimenti, e risiede proprio qui la genialità dell’opera. La complessa e inestricabile sceneggiatura, viene messa in scena con uno stile visivo che richiama a quello del thriller all’italiana degli anni ’70: immagini caleidoscopiche, stra-abuso di obiettivi grandangolari, colonna sonora ossessiva e martellante, montaggio nevrotico (però portato all’eccesso, tantochè la sua frenesia eccessiva può in alcuni momenti disturbare letteralmente lo spettatore). I riferimenti saltano subito all’occhio: Dario Argento (Inferno e Suspiria in primis), Sergio Martino (Tutti I Colori Del Buio, Lo Strano Vizio Della Signora Wardh), Lucio Fulci (Una Lucertola Con La Pelle Di Donna, Sette Note In Nero), Mario Bava (Operazione Paura) e Aldo Lado (La Corta Notte Delle Bambole Di Vetro, dove lo spettatore è in una condizione simile a quella del protagonista del film di Lado, in una paralisi post-mortem).

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Un film che va visto a tutti i costi. Finirete devastati. Un’ora e 40 in cui lo spettatore si troverà vicino ad uno stato di depersonalizzazione e di derealizzazione.
Non plus ultra.

Aspettiamo Cattet e Forzani con il loro prossimo lavoro, attualmente in post-produzione. Laissez Bronzer Les Cadavres, western fantastico ispirato al romanzo omonimo di Jean-Patrick Manchette. Le premesse ci sono tutte.

Una curiosità: il titolo originale (Lo Strano Colore Delle Lacrime Del Tuo Corpo) richiama titoli di film thriller italiani anni 70; Lo Strano Vizio Della Signora Wardh, Tutti I Colori Del Buio, Perchè Quelle Stranne Gocce Di Sangue Sul Corpo Di Jennifer?.

Il precedente articolo della rubrica “In Sordina: Film” è qui