In questa nuova puntata, prenderemo in considerazione, come al solito, cinque titoli. Ricordiamo che l’intento è quello di farvi scoprire le numerose perle, che si nascondono, all’interno del cinema asiatico. Se non conoscete registi come Takeshi Kitano, Shinya Tsukamoto, Kim Ki-duk e Tetsuya Nakashima, questa rubrica può diventare un ottimo punto di partenza.
Peppermint Candy di Lee Chang-dong (2000)
Un uomo, durante una festa tra vecchi compagni di scuola, decide di voler porre fine alla sua vita, gettandosi davanti a un treno in corsa. Durante questi piccoli secondi, che precedono la morte, il film torna indietro, raccontandoci vent’anni di storia, non solo del protagonista, ma anche di quella coreana. Poetico nei dialoghi e malinconico nelle atmosfere, Peppermint Candy è un viaggio struggente, infelice, che mette in mostra lo straordinario talento di Kyung-gu Sol, un attore straordinario, che vale la pena conoscere.
Confessions di Tetsuya Nakashima (2010)
Durante il suo ultimo discorso da insegnante, Yuko Moriguchi, decide di vendicare la morte di sua figlia, colpendo i responsabili, che si trovano, con grande stupore, all’interno della sua classe. Un gesto che cambierà per sempre la loro vita. Un film che rappresenta, la realtà dell’ingiustizia, attraverso una storia di vendetta e rimpianti. Una storia che ci insegna quanto un gesto brutale e inutile, come l’omicidio di una persona, sia diventato una cosa del tutto normale e alla portata di tutti. Un film che fa riflettere e che punisce. Un pugno dritto allo stomaco.
In una piccola cittadina di campagna, viene ritrovato, all’interno di un canale, il corpo di una giovane donna. I sospetti sono molteplici, ma l’omicida potrebbe essere chiunque. Ci troviamo davanti all’opera migliore del regista, un thriller in costante tensione, che appassionerà letteralmente lo spettatore. Con una sceneggiatura che ricorda ”Zodiac” di David Fincher e una regia equilibrata, Memories Of Murder è considerato uno dei migliori film sudcoreani degli anni 2000.
As The Gods Will di Takashi Miike (2014)
In preda a un imprevisto più grande di loro, degli adolescenti, vengono costretti da un daruma, a giocare a una sorta di un, due, tre, stella. Sarà l’inizio di un piano più grande, che metterà alla prova, la vita di alcuni personaggi. Forse non sarà l’opera migliore di Takashi Miike, ma As The Gods Will è una pellicola divertente, con un ritmo notevole e che non si ferma mai. Un film che si prende anche il tempo di parodiare il genere, elencandone i vari cliché. Inaspettato e assolutamente godibile.
Una trama assurda, ma al tempo stesso affascinante. Un qualcosa d’invisibile uccide le compagne di classe di Mitsuko, che durante l’episodio era seduta tranquilla a scrivere poesie. Dopo essere fuggita, salvandosi la vita, la ragazza torna a scuola, ma nulla sembra essere veramente accaduto. Le sue compagne sono lì e sembrano felici. Sion Sono costruisce una storia sorprendente, sotto molti aspetti. Gioca con lo spettatore, affrontando un discorso meta-cinematografico, passando dalla tranquillità, limpida e cristallina, alla follia più pura, spaventosa e disorientante. Una pellicola che ha bisogno di tempo per essere assimilata, ma che risulta profonda come pochi.