Parlare di filosofia non è facile, e tanto meno è parlare di cinema filosofico. La settima arte, a contrario della letteratura, fornisce allo spettatore immagine, suono e tempo. Ma quali sono i film più filosofici?
La libertà –e la bravura– che contraddistingue un cineasta è il saper come comunicare al meglio un messaggio, un’ideologia, teoria o qualsiasi altra forma di messaggio, da sottotesti di trama intelligentemente sviluppati a dialoghi sottili, talvolta criptici e ben studiati. Andiamo dunque a vedere, in ordine casuale, 10 film più filosofici di sempre.
“Il cinema è l’unica forma d’arte che – proprio perché operante all’interno del concetto e dimensione di tempo – è in grado di riprodurre l’effettiva consistenza del tempo – l’essenza della realtà – fissandolo e conservandolo per sempre.” – Andrej Tarkovskij
1) La Dolce Vita, Federico Fellini (1960)
Fellini dirige un Mastroianni che vittima degli eventi, che si lascia trasportare. Un uomo -metaforicamente- rinchiuso in gabbia. Fellini sembra anche voler dare allo spettatore una rappresentazione dei sette peccati capitali, narrando le vicende durante sette notti. Il tutto girato in una Roma pittoresca e viva (a differenza di quella rappresentata -seppur per poco- ne’ “Il Sorpasso”, di Dino Risi, uscito due anni dopo). Non c’è niente di meglio di una “Dolce Vita”, ma tutto dipende dalle scelte che si fanno in essa.
Il regista svedese con “Il Settimo Sigillo” realizza il paradigma del cinema filosofico di natura esistenzialista; la ricerca inesorabile del significato dell’esistenza. La storia di un cavaliere che sfida la Morte a scacchi. Il film non riguarda solo le vicende del protagonista alla ricerca della conoscenza in termini filosofici e metafisici; Bergman riesce ad intaccare anche lo spettatore ponendo -mediante, principalmente, il protagonista- questioni circa la morale, etica, religione e la natura stessa dell’esistenza. Senza prendere alcuna parte, Bergman fa vacillare i paletti morali imposti dalla società, lasciando decidere il resto allo spettatore.
3) Primavera, Estate, Autunno, Inverno… e ancora primavera, Kim Ki-Duk(2003)
Immancabile tra i film più filosofici. Kim Ki-Duk realizza uno dei più belli affreschi cinematografici del 21esimo secolo. Ambientato in un monastero buddista situato su un lago, il regista coreano assume una posizione pacata e contemplativa. Diviso in 5 parti -dal titolo si intuisce quali- Ki-Duk apre una finestra sul ciclo esistenziale e sui cambiamenti all’interno di esso. Dalla nascita fino alla morte, in un microcosmo circoscritto a due/tre individui. Visivamente riesce a collocarsi in ciò che nell’immaginario collettivo verrebbe definito “filosofico”, un film che da molto valore alla natura e al suo ecosistema. Oltre a questo, c’è un singolare simbolismo iconografico che ricorre in tutto il film.
Basato sul libro di Phillip Dick “Anche gli androidi sognano pecore elettriche” (qui analizziamo le differenze tra romanzo e film). Harrison Ford, protagonista del film, è un “Blade Runner” incaricato di terminare (mandare in pensione) i Replicanti, dei robot con fattezze umane creati dall’uomo stesso e utilizzati come forza-lavoro nelle colonie extra-terrestri. Il film, di natura esistenzialista, raffigura cosa significherebbe essere un umano nell’era cibernetica, ponendo domande quali Un robot dalle fattezze umane e programmato per comportarsi da tale, può essere considerato umano? Un androide differirebbe in maniera significativa da chi li ha creati? Il plot-twist finale si rivelerà l’elemento chiave alle domande poste dalla pellicola.
5) Matrix, Andy e Lana Wachowski (1999)
Keanu Reeves nel ruolo che gli ha dato la maggior parte della notorietà, nei panni di Neo: programmatore di giorno e hacker di notte. Dopo esser stato avvicinato da un uomo chiamato Morpheus, Neo giunge a conoscenza del fatto che il mondo reale non è esattamente come lo conosce e da come tutti gli altri -ignari- lo percepiscono. La pellicola contiene un vasto numero di riferimenti e teorie religiose e filosofiche, lampante il Mito della Caverna di Platone. Si presenta anche il tema del libero arbitrio; la famosa scena della pillola blu o rossa.