Source Code, di Duncan Jones
La fantascienza di Duncan Jones e Vincenzo Natali: 4 film imperdibili
Siamo al più leggero dei quattro film scelti, anche se leggero è senza dubbio un aggettivo quanto meno riduttivo per Source Code, uno dei migliori blockbuster degli ultimi anni. Si tratta di un film divertente, ben costruito, dalla trama semplice, capace di sfruttare al massimo un artificio narrativo che non è certamente dei più nuovi, riuscendo a creare una storia d’amore, sulla carta impossibile, tra due persone che non esistono se non in una risonanza di 8 minuti. Il senso di quest’ultima frase è difficile da spiegare. Il pilota di elicotteri dell’aeronautica Colter Stevens, interpretato da un sempre ottimo Jake Gyllenhaal è il protagonista della pellicola.
L’ultima cosa che Colter ricorda è che si trovava in missione in Afghanistan, quando all’inizio del film si sveglia su un treno in corsa nelle sembianze di Sean Fentress, un insegnante. Trascorsi 8 minuti, mentre cerca di capire qualcosa in più su questo bizzarro scambio di personalità, il treno esplode e Sean muore, mentre Colter viene trasportato, di nuovo nel suo corpo, all’interno di una capsula metallica che potremmo associare ad una piccola navicella spaziale, evidentemente incidentata, dotata di uno schermo che mette in comunicazione Colter con una stazione di comando dalla quale il capitano dell’Air Force Carol Goodwin (Vera Farmiga) gli da l’ordine di tornare sul treno per trovare una bomba, disinnescarla e salvare i passeggeri. La sceneggiatura è ritmata, imprevedibile e appassionerà qualunque spettatore, concedendo agli amanti dei viaggi nel tempo la possibilità di approfondire e fantasticare sull’intreccio narrativo, ma senza annoiare con soluzioni scientifiche inaccessibili e di difficile comprensione.
Duncan Jones però non dimentica le tematiche proposte nel suo primo lavoro, Moon, e pur lavorando con un prodotto molto più commerciale, a stampo evidentemente action, semina lungo la narrazione un senso di incertezza e di incomprensione circa la natura della condizione del suo protagonista. Tale incertezza arriverà ad esplodere nel momento chiave in una rivelazione che pone in essere il vero conflitto del film, che non riguarda più il salvataggio del treno dalla bomba, bensì il salvataggio di Colter dal suo destino. Ancora una volta l’umanità del protagonista viene calpestata, questi si trova imprigionato e nonostante ciò ha sulle spalle un’enorme responsabilità dalla quale dipendono le vite di molti.
L’eroe di Source Code, non è diverso dall’eroe di Moon o di Cypher e condivide molto con gli anti-eroi di Cube. C’è una scena magnifica sul finire del film (capace di ammazzare con un’antitesi perfetta lo spannung, il momento narrativo di maggiore tensione), che avrebbe potuto essere il finale stesso, dando quel tocco di classe in più all’opera. Forse Duncan Jones ci ha pensato davvero, mi piace pensare che in cuor suo la conclusione prediletta fosse quella, salvo poi la decisione allungare il brodo con qualcosa di più accessibile e ruffiano.
Che si tratti di un treno in corsa destinato ad esplodere, di una misteriosa prigione meccanica, di una miniera sulla luna o di spionaggio industriale, le tematiche dei film di Jones e Natali si stringono la mano più volte, ognuno col suo stile, ponendo in essere la questione dell’impotenza dell’umano di fronte all’oppressione operata dalla società corrotta che ci circonda, per la quale la cooperazione tra individui non sempre rappresenta una valida ed attuabile soluzione. Basso costo significa spesso ingegnarsi per trovare soluzioni di contenuto per tutti gli aspetti dei film proposti e scrivendo questo articolo mi è tornato alla mente un film che presenta numerosi punti di contatto con le quattro pellicole proposte ed è Il Tredicesimo Piano, di Josef Rusnak, tratto dal romanzo Symulacron-3 di Daniel F. Galouye, che ha dato più di un input alla recente serie di grande successo Westworld.