Dopo il lancio nazionale del Bluray e la distribuzione internazionale di Mine film diretto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro,abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con i due registi milanesi che ci hanno parlato della realizzazione del film, della sua distribuzione e dei loro progetti futuri in esclusiva per il nostro sito. Buona lettura!
Carmelo Orofino: Visti i recenti sviluppi della distribuzione internazionale di Mine abbiamo notato che la locandina statunitense ad esempio è molto diversa da com’era stata pensata e realizzata per il pubblico italiano, quello che ci interesserebbe sapere è come avete preso questa scelta dei distributori esteri di aggiungere dettagli come ad esempio la bandiera americana mezza strappata per rendere la locandina più “user-friendly” e adatta al pubblico USA? Pensate sia stata una scelta azzeccata o vi sarebbe piaciuto lasciare tutto com’era a discapito però della possibile non diffusione corretta del progetto? E soprattutto vi hanno chiesto qualcosa circa le scelte che hanno applicato?
Fabio Guaglione: Noi abbiamo in qualche modo il potere di supervisione solo per quello che riguarda l’Italia quindi abbiamo parlato con Eagle Pictures per definire la locandina italiana principale, i poster collaterali e tutto il resto. Per quanto riguarda il mercato estero invece i distributori stranieri ci mandano le varie locandine solo una volta terminate chiedendo solo dopo un nostro feedback. La scelta della bandiera americana sinceramente a primo impatto mi ha un po’ turbato ma incredibilmente sui social a molte persone non è dispiaciuta anzi, personalmente ritengo che si distacchi un po’ troppo dal vero messaggio del film e che nonostante i distributori ci abbiano spiegato che secondo loro essendo strappata la bandiera è un po’ una metafora del rapporto del protagonista con l’esercito la ritengo comunque una forzatura, sappiamo però ovviamente il perché di queste scelte quindi diciamo che possiamo chiudere un occhio sapendo che sono modifiche fatte a fin di bene.
Fabio Resinaro: Per noi Mine non è un film di guerra come abbiamo già più volte ribadito il contesto militare è solo un pretesto per raccontare la storia, in realtà il film narra le vicende di un uomo che ha perso se stesso e che nel corso del film cercherà di ritrovare ciò che ha perduto nella speranza di non fare ancora una volta un passo falso che potrebbe essere per lui fatale.
Carmelo Orofino: Gestire la parte tecnica di un film non è mai un lavoro semplice, in questo caso però l’unione fa la forza visto che entrambi avete curato insieme tutti gli aspetti tecnici del film: vi è mai capitato nel corso delle riprese di avere una visione diversa su una determinata scena e quindi essere in disaccordo? Se si come avete raggiunto un punto di incontro?
Fabio Guaglione: Allora diciamo che io e Fabio facciamo delle lunghe chiacchierate per definire in ogni minimo dettaglio gli aspetti della forma ma a priori della sostanza per arrivare alla fatidica domanda del “che cosa vogliamo raccontare?”. Questo confronto ci permette di capire dove vogliamo arrivare alla fine di tutto il viaggio, quindi poi una volta stabilito questo e dopo la fase dello storyboard in cui per la prima volta si entra nel film tramite le immagini poi si tratta “semplicemente” di dividersi i compiti in un modo che sia funzionale e che faccia andare la “macchina” più velocemente soprattutto per un progetto come il nostro low budget. Magari Fabio si occupa più della parte tecnica, parla più con il direttore della fotografia, si occupa più di quello che sono gli effetti speciali – mentre io magari sto più con gli attori e sul montaggio, però diciamo che è comunque un confronto continuo per arrivare al punto chiave ovvero fare il film che abbiamo immaginato.
Luca Valentini: Mine è un film diretto da italiani, girato in Spagna e prodotto dalla Safran Company, una casa di produzione americana. Volevo sapere qual è stato l’iter attraverso cui questa casa di produzione è venuta in contatto col vostro progetto, decidendo di finanziarlo?
Fabio Guaglione: Beh in pratica noi eravamo già in rapporti con Peter da anni poiché nel 2008 avevamo girato un cortometraggio di fantascienza (Afterville) che ha partecipato e vinto in vari festival americani, quindi grazie a questo siamo entrati in contatto con diverse realtà statunitensi tra cui appunto Peter Safran, con lui abbiamo sviluppato per anni il film tratto dal nostro cortometraggio Afterville che però poi non si è più fatto perché si è perso tra le varie decine di migliaia di film sviluppati tutti gli anni dagli studios. Quindi partendo dal presupposto che il film tratto dal corto non c’era modo di realizzarlo abbiamo scelto di concentrarci su un progetto più piccolo ovvero l’uomo bloccato sulla mina; Peter da subito ha trovato l’idea interessante e fattibile, quindi finito questo primo step siamo passati allo scrivere la sceneggiatura dove abbiamo impiegato diverso tempo perché non era semplice strutturare la storia di un uomo completamente fermo che fosse anche interessante per il pubblico. Con Peter poi ci siamo scambiati varie bozze finché non abbiamo trovato quella che accontentasse entrambi; dopo questo poi lui ha iniziato a cercare un attore protagonista che fosse disposto a realizzare un film del genere e dei finanziamenti per iniziare la produzione del film. La cosa non facile era riuscire a trovare dei produttori che ci permettessero di non snaturare il film e di realizzarlo per come l’avessimo pensato in partenza, e nel corso dello sviluppo del film ne abbiamo incontrati di finanziatori interessati che però volevano cambiare il finale, alcuni aspetti narrativi e così via. Si può dire quindi che il film passi si da un capitale americano ma che è comunque una co-produzione Italia Spagna e soprattutto un film italiano poiché la regia è fatta da italiani, la colonna sonora è fatta italiani, gli effetti visivi sono italiani e così via.
Luca Valentini: Girando in rete ci sono poche informazioni riguardanti il budget del film e considerando la produzione americana mi chiedevo se potesse essere ritenuto a tutti gli effetti un “low budget”, anche perché il film è davvero di ottima fattura.
Fabio Guaglione: Diciamo che è stato un film low budget perché l’abbiamo fatto con la metà del budget previsto, perché ad un certo punto c’era solo quello e le cose erano solo due: o rinunciavamo al film o ci arrangiavamo con quello che avevamo. Abbiamo scelto ovviamente la seconda cercando di capire come ottimizzare tutte le risorse al meglio, per fare degli esempi diciamo che è un cinepanettone italiano costa sui 5 milioni, una commedia o comunque un film italiano nella norma sta sui 2 milioni e noi per realizzare Mine abbiamo speso meno di un milione e mezzo per cui è assolutamente un film low budget.
Carmelo Orofino: Quali altri attori oltre ad Armie Hammer pensavate di coinvolgere per il ruolo di protagonista nel film? La cosa simpatica è che per certi versi la scelta di Armie Hammer è molto simile a quella fatta da Rodrigo Cortés per Burried ovvero prendere un attore di bell’aspetto e pulito come Ryan Reynolds e trasformalo in un vero e proprio redivivo alla Revenant.
Fabio Resinaro: Quando ci venne proposto per la prima volta Armie Hammer ci sembrava veramente una scelta sbagliata, anche perché appunto lui veniva da film in cui era sempre molto belloccio e a noi ci serviva invece uno incazzato e dal passato tormentato, quindi insomma ci sembrava una scelta inadatta. Peter Safran però ha insistito parecchio per farcelo incontrare e vista comunque la filmografia di Armieche non può passare inosservatoabbiamo accettato di incontrarlo e incredibilmente ci ha colpiti poiché si è subito dimostrato molto interessato al film. Soprattutto avendo poco tempo a disposizione per la realizzazione del film ci serviva un vero e proprio alleato sul set e Armie dall’inizio alla fine delle riprese è stato super disposto a lavorare su stesso, e oggi non riuscirei a vedere nessun altro al suo posto anche perché Armie ha attorno quest’aurea del bravo ragazzo dal cuore impavido, del cavaliere senza macchia da cui poi appunto esce fuori l’iconica posa in ginocchio che ci stava tremendamente bene con la storia.
Luca Valentini: Mine è un film sicuramente atipico, claustrofobico e difficilmente catalogabile: non è un film di guerra, non è un film drammatico, io lo definirei quasi un “survival”. La mia domanda è: a quale genere credete che possa appartenere e quali sono state, se ce ne sono state, le vostre fonti di ispirazione per questo film?
Fabio Resinaro: Sicuramente il contenitore principale è soprattutto quello del genere survival movie e anche in parte un po’ war movie, però noi pensiamo che l’anima di questo film non sia né survival e né il war movie anche perché comunque è un film molto camaleontico che dopo un determinato momento si trasforma e passa dall’essere un survival ad un film drammatico e addirittura esistenzialista quasi metafisico. In realtà noi pensiamo che il genere serva solo come forma di linguaggio poi però quello che raccontiamo va oltre al linguaggio e il genere stesso. Si tratta veramente di una “contaminazione” di generi differenti.
Fabio Guaglione: Diciamo che abbiamo cercato di fare un’operazione rischiosa che però per adesso ha funzionato, nel senso che sia con i produttori e con i distributori abbiamo cercato di attirare la gente facendogli credere che fosse un tipo di film specifico e che non avesse particolari pretese, invece man mano che la narrazione va avanti il film subisce delle “mutazioni” e si trasforma diventando qualcos’altro. Abbiamo ampliato e potenziato il tipo di esperienza poiché se tu vedi un film di cui sai già tutto e ti aspetti già gran parte di quello che accade non proverai emozioni di sorta durante la visione. Quello che abbiamo fatto io e Fabio è creare un’esperienza che ti prenda per mano e ti trasporti nei meandri di un posto sconosciuto rendendo il tutto molto più performante, infatti a proposito di questo nei trailer abbiamo evitato di montare qualsiasi clip che fosse della seconda parte del film proprio perché volevamo che il pubblico provasse un senso di smarrimento: ad esempio non abbiamo messo neanche il berbero cosicché quando al cinema arriva per la prima volta questo personaggio il pubblico crede veramente di aver visto un alieno. Come idea di base ci sono stati dei film che ci hanno ispirato, uno tra questi è ovviamente 127 ore con cui ci sono tante similitudini, però la cosa fondamentale a cambiare tra Mine e 127 ore è il pretesto poiché nel film di Boyle il personaggio rimane incastrato e non può muoversi, invece in Mine lui potrebbe muoversi ma sceglie di non farlo per paura. Un altro film che non sembra però a cui ci siamo ispirati – seppur in minima parte visto che già avevamo iniziato a scrivere la sceneggiatura di Mine durante la sua uscita – è Gravity che condivide con il nostro film la scelta di usare il genere solo come scenario per raccontare una metafora; ovvero una madre che deve elaborare il lutto della figlia. Anche The Grey ha delle similitudini interessanti come le visioni della moglie e soprattutto le scene di notte in cui gli animali.
Carmelo Orofino: Il cinema italiano oggi non sta vivendo un bel momento anzi, ci troviamo sommersi da commediole e cinepanettoni a dir poco mediocri e possiamo quindi affermare senza problemi che in Italia la meritocrazia in questo momento non è molto presente, visto che voi comunque siete riusciti a portare sul grande schermo un film d’autore che non si abbassa a compromessi quello che mi piacerebbe sapere è continuerete su questo mood e quindi continuare con la vostra idea di cinema e pensare in grande con la possibilità di portare i vostri progetti ad Hollywood o dopo Mine magari pensate di dedicarvi ad un progetto più modesto per un pubblico più ristretto com’è quello italiano?
Fabio Resinaro: Noi puntiamo a realizzare i nostri progetti non necessariamente a diventare dei registi che lavorano ad Hollywood anche se ovviamente lì puoi trovare delle opportunità interessanti. Noi comunque non c’è ne siamo mai andati dall’Italia e speriamo di continuare così; ovvero a noi piacerebbe realizzare dei film in Europa o in America ma sempre con la consapevolezza di essere italiani e di portare un pizzico d’Italia all’estero. Ovviamente la portata fuori per quanto riguarda idee e produzione è molto più grande ma questo non esclude la possibilità futura di realizzare un film il lingua italiana. L’internazionalità appartiene al progetto, noi pensiamo a delle basi più universali rispetto magari ad altri registi italiani ma questo non esclude nessuna opzione, ci piacerebbe costruire una realtà attorno a noi fatta di registi e produttori italiani con cui collaborare.
Fabio Guaglione: Quello che cercheremo di fare è anche indicato da Mine stesso, ovvero un film internazionale che però non sia un clone di un film americano, ma che usi certe regole a cui siamo abituati per realizzare qualcosa di diverso e più sentito. Un film come Mine non sarebbe stato possibile realizzarlo solo negli States soprattutto per gli ultimi 30 minuti dove il film prende una piega più esistenzialista che agli occhi del pubblico americano può non piacere poiché potrebbero trovarsi in difficoltà nell’etichettare il film in un genere specifico cosa che noi appunto non vogliamo fare. Diciamo che per noi Mine funziona proprio per questi motivi, se alla fine del film lui disinnescasse la mina che film sarebbe? Cosa ti lascerebbe dentro una cosa del genere? Invece così abbiamo cercato di rendere il film più grande della premessa stessa.
Luca Valentini: Quali progetti avete in mente per il futuro? Avete già iniziato a scrivere un nuovo film?
Fabio Resinaro: Si, abbiamo tante idee in mente, ora ne stiamo portando avanti solo una di queste e possiamo dirvi solo che come Mine è un film di guerra, il nostro prossimo film sarà un film di genere ma di nuovo dove il genere viene raccontato in maniera molto personale.
Fabio Guaglione: Ora stiamo iniziando a scriverlo e come sempre dopo toccherà trovare i finanziatori e sperare che quello che abbiamo scritto diventi realtà. Questa volta non sarà solo uno fermo nel deserto ma sarà qualcosa di molto più grosso…
Carmelo Orofino: Per chiudere questa intervista vorrei chiedervi questo: c’è un regista nel corso della storia del cinema a cui vi sarebbe piaciuto affidare la regia del vostro film e di cui vi sareste fidati?
Fabio Guaglione: No, nessuno Mine è solo nostro lo dice la parola stessa!
Ringraziamo Fabio Guaglione e Fabio Resinaro per la disponibilità con cui hanno svolto questa intervista augurandogli di continuare a portare sul grande schermo storie ed emozioni come quelle viste nel loro film Mine di cui potete acquistare il Bluray e il DVD su Amazon cliccando sulle immagini: