L’eterno conflitto tra uomo e natura attraverso la cinepresa

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Fitzcarraldo

Altra colossale pellicola del regista tedesco Werner Herzog (di cui vi consiglio l’intera filmografia dato che il confronto dualistico tra uomo e natura sono quasi sempre presenti) che dà vita a un altro dei suoi personaggi, Fitzcarraldo, tormentato da sogni irraggiungibili. Egli infatti vuole costruire un grande teatro dell’opera a Iquitos, in Amazzonia, per farvi esibire i più grandi nomi della lirica mondiale, tra cui Enrico Caruso, il suo preferito. Ma non avendo denaro a sufficienza si compra una battello ed un terreno per far soldi con il commercio del caucciù. Per raggiungerlo però dovrà navigare in zone ancora ignote all’uomo e abitate da pericolosi indios ma difficilmente raggiungibili per via delle violente rapide. L’unica soluzione sarà letteralmente trasportare un battello su per una collina da un fiume all’altro.

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Il protagonista Fitzcarraldo (interpretato da un immenso e folle Klaus Kinski nella sua più grande interpretazione) non viaggia solo attraverso un’Amazzonia ostile e apparentemente inespugnabile, ma anche all’interno della propria anima che come ogni essere umano, per natura, tende a desiderare sempre l’irraggiungibile. Il regista si identifica nel suo protagonista e nel loro duplice sogno, mettendo su una messa in scena visivamente incredibile ed esplicitando la sua opinione su come gli ideali possano spostare i battelli attraverso le montagne, anche nel vero senso letterale della parola. Un film dalla lavorazione tormentata e durata quasi quattro anni (vi consiglio il diario personale di Herzog raccolto nel libro La conquista dell’inutile ed il documentario Burden of Dreams di Les Blank che raccontano nei dettagli le varie difficoltà e i disagi affrontati nella ostile foresta pluviale). Anche per questo diviene colossale l’impresa del regista che, sfidando la natura amazzonica, plasmandola, forzandola e coinvolgendo veri indigeni del luogo come attori, realizza idealmente e visivamente la sua più grande pellicola intrisa di magnifici e inaccessibili paesaggi con immagini vere e concrete usando mezzi non hollywoodiani (non sono presenti artifici, né set).

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«Se io abbandonassi questo progetto sarei un uomo senza sogni,e non voglio vivere in quel modo. Vivo o muoio con questo progetto» Werner Herzog in “la conquista dell’inutile”