In un distopico 2027 il mondo è afflitto da una misteriosa piaga che impedisce alle donne di rimanere incinte. Ma in una Londra xenofoba e orwelliana avviene il miracolo, la profuga Kee (Clare-Hope Ashitey) porta in grembo la speranza per il genere umano, il primo nascituro dopo 18 anni di sterilità. Theo Faron (Clive Owen), ex attivista disilluso, dovrà portarla in salvo dal governo e dai finti difensori della libertà per consegnarla al fantomatico gruppo Human Project affinchè lei e il bambino possano assicurare il futuro della specie. Il film, adattato dal romanzo di P.D. James, ha ottenuto grandissimo successo soprattutto grazie alle 3 prodezze fotografiche di Chivo.
1. Luce “naturale”: Per dare il senso di squallore e degrado che caratterizza la storia, il Chivo sceglie di non utilizzare luci elettriche. Il risultato è un flebile pallore perfettamente in linea con il tema della sterilità. 2. L’imboscata: La scena è entrata negli annali della cinematografia. Un unico iperbolico Piano Sequenza di 4 minuti (una mezza eternità in termini cinematografici) che racconta la fuga in auto di Theo, Kee e alcuni ribelli del gruppo “Fishes” da un’imboscata nel mezzo di una stradina di campagna. La scena ha richiesto grande destrezza della troupe e un monumentale sforzo tecnologico. Un supporto per telecamera sviluppato appositamente è stato montato sull’auto, anch’essa appositamente modificata in modo che i sedili e i vetri potessero abbassarsi automaticamente per far spazio al braccio della telecamera. Lubezki e altri 3 cameramen della troupe si sono posizionati sul tetto dell’auto e ripreso la scena in un solo long take, liberi di cambiare soggetto a seconda dei diversi momenti della scena, dai motociclisti che inseguono l’auto ai volti atterriti dei protagonisti (probabilmente più spaventati dall’idea di dover ripetere l’intera scena che dagli assaltatori). Inutile dire che il risultato lascia inchiodati alla poltrona.
Un dettaglio che certifica il genio di Lubezki e la sua fede nel cinéma vérité, raccontato da lui stesso, è che quando Cuarón mezionó la scena dell’imboscata all’amico durante la produzione di “Y tu mamá también”, aveva intenzione di girarla interamente in CGI, utilizzando il malefico telo verde, in quanto spaventato dalla difficoltà della scena. Chivo, dopo averci riflettutto per una settimana, realizzó che si trattava dell’approccio sbagliato e convinse Cuarón a virare verso l’esatto opposto ovvero piano seguenza e massimo realismo per rendere al meglio l’esplosività della scena. Scena approvata al primo take con urla di gioia dell’intero cast. Potere del piano sequenza.
3. La fuga dal campo profughi: un maratona di 7 minuti per la vita. Theo deve fuggire da un campo profughi in rivolta per assicurarsi che Kee raggiunga la nave di Human Project. In questo caso il Piano sequenza non richiede equipaggiamenti particolari, solo un cameramen con fiato a sufficienza per seguire la corsa di Clive Owen e una steadycam. L’obiettivo rimane a pochi centimetri dal viso di Theo lungo tutto il percorso senza mollarlo un secondo, con schizzi di sangue sulla lente in stile shooting game a dare ulteriore realismo. Come nella scena dell’inseguimento si nota come Lubezki non faccia alcun uso dello zoom, la prossimità e la lontananza vengono rese naturalmente dal cameramen che si avvicina e allontana quando richiesto dando una dinamicità unica.