Macchina fissa, attori che entrano ed escono dalla scena, travelling funambolici dove la macchina fluttua nel vuoto: questo e molto altro è quello che chiamiamo long take. In termini tecnici, non è altro che una lunga inquadratura, una ripresa senza stacchi. Anziché dividere un dialogo in campo e controcampo, ad esempio, possiamo lasciare una telecamera fissa e lasciare parlare i personaggi per interi minuti, senza mai staccare. Il long take diventa poi piano-sequenza quando quell’inquadratura assolve anche al ruolo di scena, andando a determinare l’inizio e la fine dell’azione.
È inevitabile che nel corso del tempo questa tecnica abbia subito delle variazioni. Se nella Hollywood classica e nel suo “découpage classico” il long take era quasi una blasfemia, a partire dagli anni ’50 ne è cresciuto l’uso, in particolare grazie ai Dolly e alle gru. Negli anni ’70, con la nascita della Steadycam, sono nate nuove possibilità artistiche e tecniche che perdurano ancora oggi, ulteriormente accentuate e, a volte, facilitate dalla rivoluzione digitale.