Torna Jim Jarmusch e torna con il suo primo documentario, raccontando la storia dei The Stooges, il gruppo del grande Iggy Pop. “Gimme Danger” sarà nei cinema solo il 21 e 22 febbraio. Un’occasione imperdibile per tutti gli amanti (quelli che sopravvivono, esatto) del re del cinema indipendente e dei The Stooges.
Gimme Danger, di Jim Jarmusch – Recensione in anteprima
Attraverso interviste di repertorio ed altre fatte ad hoc, “Gimme Danger” (come la traccia del loro terzo album) racconta anno per anno la storia dei The Stooges, un gruppo considerato precursore del genere punk. Iggy Pop ci racconta di come tutto ebbe inizio nella piccola ma importante cittadina di Ann Arbor, un vero cuore pulsante delle contestazioni degli anni 60. Perché i The Stooges nascono proprio nel contesto della ribellione. Infatti, è il 1967 quando Iggy Pop decide di rivoluzionare il mondo della musica e del rock. Riff graffianti, forti e ripetitivi, ritmi ossessivi e tanta potenza: il tutto con un front-man come Iggy Pop che regalava sempre performance oltre i limiti. Proprio lui è uno dei primi a sperimentare lo stage diving, quella pratica (masochista, alle volte) di lanciarsi sul pubblico. Inoltre è stato anche uno dei primissimi ad avere un rapporto diretto con il pubblico stesso. Più e più volte durante il concerto, tra uno spasmo e l’altro, Iggy scendeva in mezzo alla folla interagendo con loro. La volontà di stupire sul palco c’era così come quella di sprigionare potenza dagli amplificatori. Un frastuono continuo, assordante ma sicuramente coerente con la poetica del gruppo e che, come detto prima, è riuscito a dar vita al moderno concetto di punk rock.
Il mondo stava cambiando ed inevitabilmente la musica era uno strumento di propaganda e ribellione. Iggy non riusciva a vedere un genere come il rock così omologato e decise di dargli una svolta, un qualcosa che riuscisse a dar sfogo a tutta la sua ribellione. Tutto nacque, probabilmente, quando Iggy aveva 5 anni. Davanti ad un programma per bambini, ascoltò il conduttore chiedere ai suoi piccoli ascoltatori di non inviare lettere con più di 25 parole. E da lì, Iggy capì come doveva essere un testo: con massimo 25 parole “perchè non sono mica Bob Dylan…bla, bla, bla” (per citare testualmente L’Iguana). E da lì in poi, i The Stooges riusciranno a cavalcare l’onda in una storia fatta di viaggi in giro per il mondo, incontri e collaborazioni con personaggi di spicco (David Bowie e Nico su tutti) e tanta, tanta droga e psichedelia. Un mondo, quello del rock, che è tanto pericoloso quanto affascinante.
Jarmusch rende omaggio ad uno dei più influenti gruppi della storia del rock con questo documentario decisamente atipico. “Gimme Danger” non vuole solo documentare e raccontare un fatto storico, quanto più far respirare l’aria degli anni 60 e 70 e lo fa attraverso l’uso di immagini di repertorio molto evocative che vogliono dare un approccio visivo ai racconti di Iggy Pop. Proprio questo alternarsi di immagini ossessive, psichedeliche e stilizzate, ci permette di entrare e capire a fondo il contesto in cui sono nati i The Stooges e, di riflesso, il movimento punk. Una scansione anno per anno che viene sempre contestualizzata in maniera ineccepibile ed anche in chiave ironica.
Dopo perle come “Patterson” e “Only lovers left alive”, Jarmusch ci regala questo docu-film potente che riesce ad appassionare anche chi non ha mai sentito parlare di Iggy Pop (ma non credo esista qualcuno che non abbia mai canticchiato “The Passenger“).