Lex Luthor, Superman (Richard Donner, 1978) Anche qui siamo ai primordi del genere. A differenza del mantellato protagonista (Christopher Reeve, RIP) che ruba la scena con i suoi nobili natali intergalattici e le sue disavventure da adoloscente che corre più veloce di un treno ma comunque non tromba, Lex non ha origin story. Lex Luthor è Lex Luthor ed è lui stesso a dare le uniche due nozioni salienti su di sé: è la piu’ grande mente criminale della storia e il padre gli ha trasmesso la passione per il real estate. In un film di 143 minuti il personaggio ha pochissimo minutaggio, ma come il T-Rex in Jurassic Park pochi minuti bastano per lasciare il segno. Intellettuale raffinato che regala monologhi mentre cerca libri nella biblioteca allestita nei lussuosi sotterranei della ferrovia di Metropolis, non disdegna il passaggio all’azione per il successo dei suoi piani diabolici (e la Spectre muta). La sua visione narcisista del mondo si contrappone piacevolmente all’infantile amore per la giustizia e la verità di Superman. Tra gli autori della sceneggiatura un certo Mario Puzo, tra l’altro.