Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
Dopo l’ottimo inizio di Batman Begins ed un proseguimento mozzafiato con Il Cavaliere
Oscuro, siamo giunti alla fine della leggenda, al Batman: Knightfall del caso. Tre film, tre emozioni diverse con lo stesso protagonista.
Forse quello con qualche difettuccio in più ma non per questo meno bello, Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno è la perfetta conclusione degli eventi, sia per gli spettatori che per l‘Uomo Pipistrello – l’amore del regista verso il personaggio è palpabile in ogni pellicola e dal canto mio le emozioni non sono mai mancate.
In una Gotham pacificata, dove vige il Dent Act che ha permesso di riempire le carceri sgominando il crimine organizzato, Batman manca già da otto anni, sin dalla morte di Dent – omaggiato come eroe nella lotta alla criminalità tramite le parole omissive del commissario Gordon.
Anche se in tempo di pace, l’atmosfera è deprimente a causa degli eventi precedenti che continuano a pervadere l’animo della città e dello stesso Bruce ormai eremita nel proprio Wayne Manor, sciupato, acciaccato – perché è un uomo, non un dio luminoso – e stanco di vivere. La morte, anche spirituale, è un concetto che tornerà spesso durante i 164 minuti del film.
Sarà la new entry Selina Kyle col viso di Anne Hathaway a spingerlo nuovamente nella caverna concatenando una serie di eventi che lo porteranno ad affrontare un nemico molto più grosso, con ideali ben delineati ed una rigida condotta al contrario di Joker.
Bane – un Tom Hardy dagli occhi di fuoco – è un terrorista dedito al governare la città con la forza, liberandola dal capitalismo e dalle classi predominanti, perseguendo la visione della Setta delle Ombre rappresentata dalla figlia del demone, Talia Al Ghul – una sprecata Marion Cotillard. Wayne, in bilico tra ricerca della propria morte e l’impossibilità di separarsi dal mantello, tornerà per le strade di una Gotham diurna con nuovi alleati ma senza il fedele Alfred, non incline a vedere il pezzo più importante del suo cuore autodistruggersi così.
Batman deve tornare a combattere.
E se invece non esistesse più?
Deve esistere… Deve…
Ma cosa troviamo ne Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno, altra follia? No, questa è sparita col Joker. Siamo di fronte ad uno scontro di ideali, il terrorismo di Bane contro l‘ordine costituito di una società civile che si vede portar via la propria libertà.
Trattasi di rivoluzione se le classi disagiate come i galeotti di Blackgate o chiunque non navighi in buone acque appaiono favorevoli nel cambiare le cose violentemente a sfavore di chi non si è curato di loro continuando a ridere, divertirsi ed arricchirsi ogni giorno di più.
Anche stavolta c’è da riflettere, non sembra essere affatto una tematica irreale ai giorni nostri. Batman da che parte dovrebbe stare in tutto questo, i cittadini in rivolta o gli indifesi? La risposta è sempre Gotham, non importa chi, la sua città ed i suoi componenti sono la sua parte, gli stessi che prima lo hanno ripudiato ed ora lo acclamano come unico vero eroe.
Ritroviamo ancora la paura, questa volta intesa come necessaria ai fini della sopravvivenza e della vita. È metaforicamente rappresentata da un pozzo da scalare simile a quello dove cadde Wayne da piccolo, ai fini di maturare l’idea che senza essa non ci sono stimoli, che la sua negazione comporta la morte interiore che viveva già da tempo in lui.
Accettandola si ha la forza di farcela proprio come farà Bruce uscendo dal suo incubo e liberandosi l’animo da ogni cattivo pensiero libererà un’ultima volta Gotham dalla nuova minaccia, prima di morire simbolicamente come persona e simbolo che non sarà mai dimenticato.
Particolarmente significativa è anche la maggiore introspezione e presenza di Bruce rispetto al suo alter-ego ed i due nuovi character che faranno la differenza nella sua vita. In un cast molto più corale dei precedenti spiccano i personaggi di Selina Kyle e John Blake, interpretato da un concentratissimo Joseph Gordon–Levitt.
La prima sarà il fattore felicità ed amore per Wayne, il secondo invece sarà quello che avrà maggior empatia con esso. Anch’egli orfano, lo accompagnerà in questa guerra nelle vesti di un poliziotto ma sappiamo tutti chi è in realtà e chi diventerà nel terzo bellissimo ed emozionate finale di una saga che a tutt’oggi continua ad emozionarmi e commuovermi.
In conclusione, grazie a Christopher Nolan per aver dimostrato che non tutti i supereroi sono bidimensionali ed in tutine attillate, grazie per aver colto l’essenza di un personaggio così complesso che spesso è stato travisato.
Ma sopratutto, grazie per averci fatto capire che ognuno di noi può essere un eroe facendo solo un semplice gesto come far sorridere qualcuno, facendo la cosa giusta, rassicurando chi ne ha bisogno purché nessuno si senta solo, perché nonostante tutto il mondo non è finito.