All’epoca ero totalmente allo scuro del progetto, canto da non aver visto questo primo capitolo se non prima dell’uscita del secondo. Ma da quello che ho appreso in seguito, non ero l’unico ad aver affrontato questa sorta di spaesamento dovuto anche ai film antecedenti. Di fatto, Batman Begins poneva nuove basi sia al personaggio che alla sua resa cinematografica, partendo dal reboot e finendo con l’introspezione connessa ad un tono dark che può far giovamento solo ad un character come lui.
Si narra di origini, di crescita, di amore e soprattutto di paura – ma come se ne parla? Bruce Wayne, un uomo senza poteri magici et similia, un orfano terrorizzato dai pipistrelli e ricolmo di rancore per la perdita dei genitori assassinati da un malvivente quando era ancora troppo giovane per farne a meno, dopo una travagliata gioventù in giro per il mondo a conoscere dall’interno le organizzazioni criminali ed allenare anima e corpo tramite arti marziali, fa ritorno nella sua città per difenderla dalla malavita e vendicare la sua famiglia diventando un simbolo ed un esempio per tutti.
Un simbolo di giustizia e paura che sconfigge la propria – i pipistrelli e quella più profonda, insita in ognuno di noi – e si identifica con essa per la sua crociata contro il crimine di Gotham a cui, in questo battezzo del mantello prendono parte il Ra’s Al Ghul di Liam Neeson, mentore borderline di Bruce che cercherà di far cadere la metropoli ormai marcia dentro e quindi sacrificabile, ed il mafioso Carmine Falcone interpretato da Tom Wilkinson, colpevole di aver tessuto una fitta rete di corruzione, criminalità e disperazione tra i gothamiti.
Perché i pipistrelli, signor Wayne? Perché mi fanno paura, che li temano anche i miei avversari.
Un uomo solo contro un sistema corrotto, pochi amici fidati al fianco – Alfred, Lucius e Gordon, rispettivamente gli ottimi Michael Caine, Morgan Freeman e Gary Oldman che ritroveremo anche nei seguiti –ed il tormento a perseguitarlo senza sosta che fa della sua morale – estremizzata da Ra’s Al Ghul e la Setta delle Ombre, coloro che proveranno a cancellargli la linea di confine tra bene e male – la sua forza. Rinuncerà anche alla donna che ama per la scelta che ha fatto, per la scelta di non avere piùun’identità se non quella che solo lui conosce e porta dentro. Una maschera sia di giorno che di notte.
Se da un lato abbiamo la paura ed il superamento di essa – inserita pure tramite un altro villain, il dottor Jonathan Cranealias Spaventapasseri interpretato in modo ipnotico da Cillian Murphy – dall’altro vi è anche il tema dell’amore.
Ma non lasciamoci sviare dall’interesse amoroso di Bruce, Rachel Dawes che sullo schermo ha le sembianze di Katie Holmes, qui l’amore è verso la propria città. Bruce Wayne ama sconsideratamente Gotham da arrivare al punto di immolarsi in questa battaglia per difenderla al meglio che può e nell’intera trilogia, rimettendosi sempre in piedi nonostante un happy ending sia impossibile, nonostante sappia di non poter sconfiggere il male ma solamente arginarlo, nonostante il passo successivo alla paura sia la follia.
La stessa che serpeggia sui tetti della metropoli nelle battute finali tra Gordon e Batman, la follia che ironicamente riconosce di esserne lui stesso vittima durante una cena tra ricche conoscenze. L’insania di cui subirà pesanti conseguenze nel secondo capitolo – che sembra tanto ispirato ai capolavori fumettistici Batman: The Killing Joke e Arkham Asylum: Una folle dimora in un folle mondo – per mano di Joker.
Beh, uno che gira vestito da pipistrello non deve starci tanto con la testa.
Il Cavaliere Oscuro
Ricordo ancora le sensazioni provate quando lo andai a vedere al cinema ma non saprei come spiegarvele. Questo è il film con cuiNolan abbatte ogni barriera del genere supereroistico, firmando un cinecomic d’autore che supera ogni limite e ne crea di nuovi, difficilissimi da raggiungere.
Se Batman Begins è un’ottima introduzione al personaggio costruita su scenografie composte da montagne innevate nella prima parte ed una perenne oscurità di una metropoli che marcisce nella seconda, Il Cavaliere Oscuropuò benissimo entrare nella categoria del crime movie metropolitano a tutto tondo, dove un vigilante mascherato si staglia sui grattacieli ad osservare la sua città vittima di un’altra ondata di crimine ben diversa e più mentale della precedente – accompagnata da un sottofondo musicale imponente composto da Hans Zimmer e JamesNewton–Howard.
Come detto a posteriori, la paura sta al passo della follia e se nel primo film ci si focalizza sulla prima, in questo troviamo la seconda rappresentata dall’esatto opposto di Batman: Joker– interpretato in modo straordinario ed insuperabile dal compianto Heath Ledger che ha dato tutto e pure troppo per rendere indimenticabile il suo personaggio.
Presentatosi con una rapina dove non dimostra pietà nemmeno per i suoi compagni, Joker guiderà la sua scia di pazzia proprio su questa linea per l’intero film.
In una mente come la sua dove la vita umana non ha valore e non esistono legami, che ruolo potrebbe avere Batman se non quello di cavia inconsapevole degli eventi?
Di fatto, entrambi i personaggi sono le due facce della stessa medaglia – il primo è un criminale senza piani, illogico, con un’identità mutevole ed interessato a destare caos, che esiste perché Batman esiste, ed il secondo è un giustiziere nato dalla cattiveria di una deleteria realtà, costantemente in bilico tra legalità e negazione di essa, che se Bruce Wayne non avesse mai creato, il pagliaccio non sarebbe mai esistito.
Tu hai cambiato tutto… per sempre. E allora perché vuoi uccidermi? Io non voglio ucciderti! Che faccio senza di te? […] Tu completi me.
Sono proprio queste loro diversità a legarli ma di cui solamente la morale di Batman verrà messa a dura prova dallo scontro.
Distruggendo gli schemi della società, Joker tenterà di far venire fuori il vero carattere dei gothamiti rendendoli autentici – riflettendoci, questopotrebbe essere lo specchio della realtà dove tutti noi fingiamo costantemente situazioni e relazioni anche tramite un falso sorriso.
Quindi, il clown che ruolo può avere in questo? Può essere portatore di scomode metafore su moralità e principi di ognuno di noi?
Per Joker chiunque può essere manipolato, chiunque può cedere alla tentazione di passare al lato oscuro giàinsito nel cuore dell’uomo – basta solo scatenarlo.
Chiunque può essere distrutto, perfino la sua nemesi. Ridotto a mostro agli occhi di tutti ed ormai inefficace nei metodi e nelle regole a tal punto da non destare più timori tra i malviventi, l’Uomo Pipistrello si troverà in una fase di resa alla situazione – lacerato pure dall’uccisione della sua amata Rachel (qui interpretata da Maggie Gyllenhaal) ad opera del pagliaccio ormai temuto sia da mafia che cittadini – si convincerà di appendere il mantello al chiodo per fare la sola cosa possibile: sostenere il procuratore distrettuale Harvey Dent (un eccezionale Aaron Eckhart), il vero Cavaliere di Luce, l’unico che a volto scoperto può portare pace e speranza tra i cittadini, più di quanto abbia fatto Batman con le sue gesta.
Ma con Joker cade ogni sistema, talmente è forte la sua personalità da mettere te spettatore in condizione di dubitare dell‘eticità dell’uomo – sapendo in che mondo viviamo è pure fattibile. E se anche il più retto degli uomini può cadere, perché non provare a distruggere e portare dalla propria parte pure il vero perno del film – ovvero Dent – mandando per aria ogni possibilità di pace e giustizia, confermando così la teoria di cui sopra?
Viene da chiedersi chi sia più paventato, il giustiziere dalle regole addomesticabili o l’anarchico senza paura di morire? Il Cavaliere Oscuro salverà ancora Gotham ma in un finale tanto agrodolce quanto emozionante per un eroe che si sacrifica addossandosi ogni colpa dei crimini altrui pur di mantenere viva la speranza, per un eroe che sparirà per 8 lunghi anni temendo di infettare ulteriormente la sua città ma consapevole di essere l’unico a poterla salvare.