Dopo la quarta stagione di Sherlock e la terza di Black Mirror ho sentito il bisogno di riesumare quella che è, a mio parere, una delle migliori serie britanniche: Utopia.
Dopo la visione il giudizio è rimasto inalterato per questa acclamata ma sfortunata serie, interrotta dopo la seconda stagione a causa dei pochi ascolti da Channel 4.
Qualche anno fa si vociferava che David Fincher fosse in trattativa con HBO per un remake, idea poi abbandonata per il mancato accordo tra le due parti.
Di seguito vi riporto cinque motivi per guardare (o riguardare) Utopia.
Fotografia:
La parte tecnica di questa opera è sublime: musiche, fotografia, regia si sposano trasportandoti all’interno di una graphic novel vera e propria. Ogni inquadratura è pensata nel minimo dettaglio, nulla è lasciato al caso, i paesaggi bellissimi e i colori saturi ricreano vere e proprie opere d’arte.
Emblematico l’uso del colore giallo e della colonna sonora elettronica che caratterizza gli episodi caricandoli d’ansia.
Nerd:
L’incipit della prima stagione è una strage che avviene in una fumetteria da parte di due sconosciuti killer a caccia di una misteriosa Graphic Novel dove ipotizzano possa esserci indicato il futuro del mondo.
Uno dei personaggi principali, Wilson Wilson (chiamato così per essere irrintracciabile nei database), è un hacker che vive in un bunker sotterraneo antiatomico, personaggio ideale per essere ricercato da una misteriosa organizzazione segreta, pronta a tutto per ucciderlo.
Violenza:
Se qualcuno mi chiedesse di descrivere questa serie in una parola, la mia scelta sarebbe: inquietante. I cattivi sono veramente cattivi, vengono ammazzati bambini e adulti senza nessuna pietà. Il concetto che viene espresso è che la violenza è necessaria per un mondo idealmente migliore, appunto un’Utopia. Le finte morali che siamo ormai abituati a vedere in serie americane non esistono: ogni personaggio è cinico e egoista, la cosa più importante è sopravvivere a dispetto di tutto e tutti.
Personaggi:
Il cast, come la società moderna, è vario ed eterogeneo. Si passa dal paranoico e complottista Wilson, a Grant (personalmente la migliore interpretazione), personaggio mezzo bambino mezzo psicopatico. Si passa dalla protagonista Jessica Hyde, apatica assassina disposta a tutto per uccidere Mr. Rabbit, capo dell’organizzazione segreta; al funzionario del Ministero della Salute ricattato dall’organizzazione a causa della sua amante.
Realtà: Dennis Kelly, l’ideatore della serie, riesce a creare un mondo che rimane sempre al limite tra il cinismo della realtà e il grottesco della finzione.
La seconda stagione, per esempio, inizia con la morte di Aldo Moro. Il collegamento con la storia è sempre presente, ogni avvenimento viene contestualizzato. La mente dello spettatore viene fatta vagare tra possibili complotti e società segrete, fatti reali che si confondono a personaggi inventati. Il tema di fondo della serie è ineccepibile e ci porta a una profonda riflessione morale sulla situazione attuale. Il quesito che sul pianeta siamo troppi (tema trattato anche nel romanzo Inferno di Dan Brown) e che prima o poi finiremo per ammazzarci per la sopravvivenza è crudo ma profondamente reale.