L’atmosfera ha una forte impronta steampunk, ma come scritto dal critico cinematografico Sonia Saraiya su Variety, la serie è una “buffa dramedy gotica che potrebbe benissimo essere il risultato di ciò che accadrebbe se Wes Anderson e Tim Burton decidessero di fare una serie televisiva insieme”. Tale osservazione è assolutamente vera, basti notare la fotografia che esalta i colori pastello, tanto cari ad Anderson, bilanciata da filtri scuri e grigi che rendono l’intero contesto come una foto coloratissima rovinata e opaca, come ad esempio accade nel contrasto presente in Edward mani di forbice tra il castello di Vincent Price e la cittadina dove vive Winona Ryder. Tale impostazione visiva pervade l’intero show rendendo anche i posti molto colorati pervasi di una sinistra atmosfera o almeno minacciati da qualcosa di oscuro, dando la sensazione che dietro all’apparenza si possa nascondere una natura differente (questo è il primo insegnamento utile che la serie offre ai bambini).
Altra caratteristica è una diffusa presenza della violenza. Omicidi e percosse sono all’ordine del giorno, i Baudelaire sono costretti a confrontarsi con un mondo molto simile a quello reale, tanto terribile da portare il narratore Snicket a descrivere questo con tinte estremamente pessimistiche. Simile ambientazione permette al bambino e all’adulto spettatore di immedesimarsi nei personaggi pur essendo forte l’atmosfera fiabesca.
La caratterizzazione dei personaggi è uno dei punti forti della serie. Violet, Klaus e Sunny (interpretati da Mallina Weissman, Louis Hynes e Presley Smith) non sono presentati come semplici bambini in balia di sfortunati eventi, ma come persone che con le loro qualità possono cambiare il proprio destino. Il talento per le invenzioni di Violet, l’immensa cultura di Klaus e la precoce intelligenza (aiutata da fortissimi dentini) di Sunny permettono agli orfani di diventare una variabile determinante che può cambiare il corso degli eventi. La forza dei bambini permette loro di affrontare le insidie del Conte Olaf (che vuole adottarli per impadronirsi della loro immensa fortuna ereditata dai genitori) con coraggio e determinazione. Tale caratteristica dei bambini protagonisti aggiunge alla funzione pedagogica dello show un aspetto fondamentale: che tu sia bambino o adulto potrai sempre contare sulle tue forze e di quelle dei tuoi cari.
Analizzata la struttura della serie e la sua funzione pedagogica bisogna soffermarsi sulle prove attoriali, che rappresentano un altro punto di forza dello show. Pur dovendo reggere un confronto importante, Neil Patrick Harris porta sul piccolo schermo un ottimo e istrionico Conte Olaf (con performance canore davvero divertenti) onorando il confronto con Jim Carrey pur non avendo la stessa abile mimica facciale. Medesimo discorso va fatto per Alfre Woodard nei panni della ex “grintosa e formidabile” zia Josephine, ormai paurosa e paranoica, che regge il confronto con Meryl Streep degnamente. Anche K. Todd Freeman nei panni del banchiere delle “Finanze truffaldine”, Sig. Arthur Poe, mette in campo un’ottima performance regalando un personaggio più incisivo rispetto a quello portato sul grande schermo da Timothy Spall (Codaliscia di Harry Potter). Ottima la prova di Caterine O’Hara, che nel film interpretava il giudice Strauss, mentre nella serie ricopre il ruolo della  Dr. Georgina Orwell cattivissima alleata e ex fiamma del Conte Olaf. Degne di nota anche le prove di Joan Cusack, molto più adatta nel ruolo del giudice Strauss rispetto a Caterine O’Hara, data la sua predisposizione a ruoli di donne dolci e stralunate; di Don Johnson e Rhys Darby che portano nella serie personaggi non trattati nel film (che ricopre solo i primi tre libri, mentre le ultime due puntate della stagione si dedicano al quarto); e di Aasif Mandvi nei panni dell’erpetologo zio Monty. Infine, il già citato Patrick Warburton (Lemony Snicket) fa dimenticare il suo corrispettivo cinematografico, interpretato da Jude Law, donando alla serie un ottimo narratore e un romantico personaggio, afflitto dalla perdita della sua cara Beatrice e impegnato a chiarire la storia sfortunata dei piccoli Baudelaire. Per quanto riguarda le prove attoriali dei tre bambini, bisogna dire che è di buon livello e tra i tre Louis Hynes (Klaus) è quello che spicca maggiormente, mentre Malina Weissman (Violet) pur non dispiacendo, spesso pecca d’espressività . La piccola Presley Smith (Sunny), spesso aggiunta con la tecnica del CGI, regala momenti comici e delicati con i suoi commenti incomprensibili ma acuti, ma essendo davvero piccola non si può parlare di vera e propria performance attoriale. Meritano menzione anche gli attori che compongono l’inquietante banda del Conte Olaf, che oltre ad essere grotteschi, regalano innumerevoli gag che alleggeriscono i tragici avvenimenti.
Tutto ciò che ho descritto è condito da un uso sapiente del CGI, che permette di ricreare un mondo davvero singolare, che probabilmente è il vero marchio della serie, ovvero quello che lo fa riconoscere tra migliaia di prodotti fantasy.
In conclusione, voglio riportare l’insegnamento più importante che questa serie può dare ai bambini, ovvero quello di avere coraggio anche dinanzi alle più tristi circostanze. Per citare la mamma dei piccoli Baudelaire: ” fai prima la cosa paurosa e                         abbi paura dopo”.
Continua a seguirci su LaScimmiaPensa.com per altre news ed approfondimenti!