Devo dirlo, fin dai primi minuti di proiezione mi son detto: “cosa diavolo ci fa Garfield, col suo visino pulito, a fare il gesuita?”. L’unica cosa che rimprovero a Silence di Martin Scorsese sta proprio nella scelta di questo attore. Nonostante tutto però, ci ha lasciato un’importante testimonianza di cosa significhi lavorare a stretto contatto con quel genio italoamericano che è Scorsese.
Non ho nulla contro Garfield, figuriamoci! In The Social Network lo avevo scambiato davvero per un attore brasiliano. Un po’ come se qualche straniero vede il nostro caro Conti in tv. Quel viso però, messo a confronto con quello di Adam Driver (secondo me vera star del film) non mi ha proprio convinto. Mi giravo, vedevo quei visi massacrati dei giapponesi e le rughe di Liam Neeson e pensavo: “come fa Garfield a mantenere i capelli puliti? Ad avere quella barba perfettamente regolare. La pelle liscia, nonostante le sofferenze che ha dovuto patire?”. Nonostante questo però, e qui entra in scena il video che posto con l’articolo, possiamo notare proprio dal filmato quella miccia che scatta tra Scorsese e Andrew Garfield che sono impegnati in un viaggio spirituale che li coinvolge sia a livello narrativo, quindi di fiction, che a livello reale. Personale quasi direi. Garfield dichiara che