La televisione nel cinema: quando uno schermo può uccidere

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“Lo schermo televisivo, ormai, è il vero unico occhio dell’uomo. Ne consegue che lo schermo televisivo fa ormai parte della struttura fisica del cervello umano. Ne consegue che quello che appare sul nostro schermo televisivo emerge come una cruda esperienza per noi che guardiamo. Ne consegue che la televisione è la realtà e che la realtà è meno della televisione.”

Il televisore, ormai presente da decenni nella nostra vita quotidiana, ha assunto col tempo un’importanza dominante. Ci passiamo davanti ore intere, ne abbiamo uno in quasi tutte le stanze al fine di intrattenerci, informarci e manipolarci.

Videodrome half

Nel cinema la televisione è sempre stata rappresentata da registi e sceneggiatori in vari modi, come nel caso di Quinto Potere di S. Lumet. Esso rivolge infatti una critica impietosa al sistema delle grandi imprese di comunicazione, rappresentate come un potente strumento di manipolazione delle coscienze. Questa pellicola ci mostra come nella comunicazione mediatica la rappresentazione di un fatto non sia più legata alla verità e alla profondità delle interpretazioni formulate dal giornalista, ma ad intenti manipolatori e persuasivi realizzati attraverso processi di narrativizzazione e spettacolarizzazione della notizia, in un mondo in cui la qualità del lavoro si misura in base all’indice di gradimento, al calo e alla crescita di pochi punti percentuali degli ascolti. Un altro esempio ci viene fornito da Assassini Nati (Natural born killers di Oliver Stone), film in cui il discorso è esteso al “modo” attraverso cui viene rappresentata l’influenza della violenza televisiva piuttosto che sui contenuti. I protagonisti infatti non sono dei “ribelli contro il sistema” anzi ne fanno parte in tutto e per tutto, rappresentandone un modello estremo di incoscienza consumistica e di istinto distruttivo. Questo vale per tutti i personaggi presenti nel film e in particolare in Wayne Gale (Robert Downey Jr.), il cronista ossessionato dallo scoop. Oliver Stone è abile nel mescolare bianconero e colore, nell’utilizzo di velocità rallentate o accelerate, nell’uso di immagini deformate o alterate da filtri ed effetti di ogni tipo mettendo insieme frammenti di programmi televisivi.

Di film da citare ce ne sarebbero molti, tuttavia mi limiterò ad elencare solo una serie di pellicole in cui il televisore (inteso come apparecchio televisivo) controlla, aggredisce e domina chiunque lo guardi, cambiando la concezione stessa della realtà. L’uso della televisione, nel caso del genere horror, viene spesso metaforizzato rispetto alla sua natura invasiva nella normale quotidianità in maniera negativa e talvolta letale.

 

  • Videodrome, 1983 di David Cronenberg

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Max Renn è un comproprietario di una rete Tv via cavo, la Civic TV sul canale 83, emittente locale privata, palinsesto che tratta di erotismo, pornografia e violenza. Un suo cooperatore un giorno capta un segnale – Videodrome – che trasmette degli snuff movie in presa diretta: una donna torturata ed uccisa da uomini incappucciati. Consapevole delle esigenze di un pubblico sempre più avido e smodato vede in questi spettacoli live un potenziale non trascurabile.

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Come non citare questo Capolavoro di David Cronenberg, uno dei miei registi preferiti. Qui la televisione arriva addirittura ad inghiottire, quasi a cannibalizzare e mutare lo spettatore che si siede innanzi allo schermo. Cliccando sul link avrete un’analisi interpretativa molto dettagliata del film scritta dalla collaboratrice  

https://www.lascimmiapensa.com/2016/10/22/videodrome-analisi-interpretativa/null

2. Ring (Ringu) 1998 di Hideo Nakata

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Reiko Asakawa è una giornalista che sta indagando sulla morte inspiegabile della propria nipote e di alcune delle sue amiche che, si dice, avessero visto il contenuto di una videocassetta esattamente una settimana prima della morte. Le ricerche la conducono in una località di vacanza dove trova la videocassetta, che contiene una serie di immagini surreali,e vedendola anch’essa diventa vittima della maledizione.

Nel film di Hideo Nakata, tratto dal romanzo di Koji Suzuki, la televisione funge da portale di passaggio per l’inquietante ragazzina che uccide dopo 7 giorni chi visiona la videocassetta. Nella nostra realtà contemporanea, ormai dipendente dall’elettronica, è geniale l’idea che una maledizione si possa trasmettere attraverso una videocassetta, quindi tramite immagini, e che attraverso la sua copia si possa diffondere esattamente come un virus.

3. Cachè 2005 di Michael Haneke

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La vita felice e borghese del giornalista televisivo Georges e di sua moglie Anne, è scossa dall’arrivo di minacciose videocassette anonime che mostrano riprese dell’esterno della loro casa. Quando progressivamente il contenuto delle cassette diventa più personale, appare evidente che il mittente è qualcuno che conosce Georges molto bene.

In questo film invece la televisione funge unicamente da incipit e nello specifico le videocassette, i monitor così come le telecamere diventano strumenti di osservazione della vita delle persone riprese creando ansie e inquietudini. L’occhio della videocamera che registra è nello stesso tempo quello dello spettatore e dei protagonisti poiché riporta alla memoria verità e colpe sotterrate trascinandoli nel profondo della propria coscienza.

4. Benny’s Video 1993 di Michael Haneke.

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Benny è un adolescente in una famiglia benestante, con l’hobby della videoripresa. Gira video, noleggia film (soprattutto violenti) in videoteca e fa della sua stanza un laboratorio di immagini in movimento. Si invaghisce a tal punto della propria ripresa del colpo di grazia inferto ad un suino da voler ripetere lui stesso l’esecuzione su una sconosciuta coetanea invitata a casa, ritrovandosi poi con un cadavere nell’armadio. Due giorni dopo mostra il nuovo video ai genitori che volendogli risparmiare il carcere minorile o l’ospedale psichiatrico decidono di sbarazzarsi della vittima.

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Qui ad essere toccata è anche la tematica della violenza, presentata in tv e nei film come strumento che tende ad isolare l’individuo in un universo mediatico dove non c’è più distinzione tra ciò che è giusto e sbagliato, tra realtà e finzione. Oltre questo tema il regista svelerà il suo pensiero, tra le righe, puntando il dito contro una famiglia borghese assente e una società cieca e indifferente davanti ai problemi giovanili .

5. Sotto shock (Shocker) , 1989 di Wes Craven.

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In una piccola città di provincia americana, vengono commessi orribili omicidi; un maniaco sconosciuto massacra intere famiglie e la polizia locale, con a capo il tenente Parker, cerca di scoprire chi sia il colpevole. Suo figlio, Jonathan Parker, vede in sogno il mostro, del quale sa anche il nome: Horace Pinker, riparatore di televisioni. Dopo vari tentativi e dopo altri omicidi, fra cui la famiglia di Jonathan, Pinker viene arrestato. Durante l’esecuzione sulla sedia elettrica però, lo spirito di Pinker, galvanizzato dalla corrente, acquista poteri sovrumani, che gli permettono di trasferirsi da un corpo all’altro tramite le onde TV. Comincia così una nuova caccia che metterà a dura prova l’intera comunità.

Cult di Wes Craven, la televisione è quasi onnipresente nei suoi film (soprattutto come mezzo di autoreferenzialità) lo stesso Freddy Kruger più volte fuoriesce dallo schermo televisivo per uccidere le sue vittime.

 

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Nightmare – Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm Street)
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Nightmare 3 – I guerrieri del sogno (A Nightmare on Elm Street 3: Dream Warriors)

Nel sottovalutato Shocker però la televisione è protagonista, set ed espediente narrativo. Pinker difatti proprio prima di morire riceverà dalla tv, presente nella cella, una scarica di energia che non solo gli permetterà di sopravvivere all’esecuzione ma gli fornirà i poteri che lo faranno migrare di corpo in corpo sovrapponendo il mondo reale a quello dello schermo. Un potere,questo, che può essere sia salvezza che condanna come ci mostra il geniale finale (che vale tutto il film). I due protagonisti si inseguiranno attraverso i vari programmi televisivi passando per talk show, incontri di pugilato, dibattiti e persino il Frankenstein diretto da James Whale diventerà set della sfida.

Per concludere vi lascio una GIF presa dal film Poltergeist – Demoniache presenze, un film horror diretto da Tobe Hooper , tratto a sua volta da un soggetto di Steven Spielberg. Quest’ultimo immagina la televisione come un tramite tra il nostro mondo e una dimensione ectoplasmica abitata da spiriti.