Nel 2013 Bong Joon-Ho firma Snowpiercer, il primo film in lingua inglese del regista sudcoreano, che in patria si era fatto conoscere soprattutto grazie al thriller Memories of a Murder e l’horror The Host. Bong per tentare il salto internazionale si affida ad un soggetto francese per la realizzazione del suo film fantapocalittico, infatti Le Transperceneige è un fumetto scritto da Jacques Lob e illustrato da Jean Marc Rochette, pubblicato per la prima volta nel 1982. Per il cast si affida poi a Chris Evans che si sveste dei panni di Captain America per interpretare il ruolo del protagonista e ad un’eccentrica Tilda Swinton per la meschina e voltafaccia Mason.
La scimmia ricorda… Snowpiercer
Lo Snowpiercer è un treno ipertecnologico e autosufficiente che viaggia senza mai fermarsi intorno alla Terra, ma è anche la dimora di ciò che resta dell’umanità, sterminata da una glaciazione che non ha risparmiato nessuno che non abbia trovato salvezza sul treno stesso. Come nella più classica delle società gerarchiche in testa al treno sta Wilford, il creatore del treno, venerato come un dio dalla classe media, ma odiato dal popolo che sta in coda al treno e sopravvive solo grazie a cibo sintetico in condizioni disagiate e continuamente vessato da una milizia armata agli ordini di Wilford. Fin dalle prime scene assistiamo al fermento che precede una ribellione e pare che sia Curtis (Chris Evans), indottrinato dal suo guru Gilliam (John Hurt) il prescelto per guidare l’assalto ai vagoni di testa.
Il film ha una trama semplice, infatti non è altro che la trasposizione di questa cavalcata verso la locomotiva, che raggiunge il climax a poche scene dall’inizio della pellicola per poi concludersi con un perfetto anticlimax al gusto un po’ amaro di spiegone. Infatti il film parte in quinta e le scene d’azione non mancano fin dai primi minuti. Snowpiercer è un parla di rivoluzione, presenta una visione cinica del mondo e del suo mutare. Il treno è tutto il mondo, ma è anche prigione e la Sacra Locomotiva è divinità, è oggetto religione. Viene spesso ribadito il concetto di testa e coda, “quando il piede vuole sostituire la testa, oltrepassa un confine sacro” ricorda Mason (Tilda Swinton), una portavoce di Wilford prima di punire con l’amputazione di un braccio, tramite congelamento, un cittadino/passeggero dei vagoni di coda reo di averla colpita durante una protesta. Non c’è spazio per l’amore sullo Snowpiercer, in tutta la pellicola si nota la mancanza di una storia d’amore, che solitamente è colonna portante di ogni racconto, è ingranaggio fondamentale per stimolare l’attenzione e appassionare lo spettatore. Invece nel film di Bong la storia d’amore non c’è, sostituita da una serie di relazioni affettive insolite e controverse. L’allievo e il maestro, l’allievo dell’allievo, il genitore e il figlio, l’aguzzino e il carceriere. Le relazioni tra i personaggi evolvono durante l’ascesa alla locomotiva e prendono una piega inaspettatamente pessimistica e cinica. Non c’è spazio per i lieto fine nella rivoluzione di Bong, ma solo per uno schietto realismo. Perché la rivoluzione è sangue e sofferenza ed apre al cambiamento solo per chi è puro e incontaminato. In tutto il treno e relativamente ad ogni vagone è molto importante il concetto di equilibrio, fondamentale per mantenere lo stato delle cose e mantenere in vita la popolazione, la maggior parte dei passeggeri di testa ha una precisa collocazione sul treno e mostra un’abulica attitudine a svolgere il proprio dovere, indottrinati e inseriti in un sistema che non ammette variazioni. Ma Bong con la sua rivoluzione rompe quest’equilibrio in nome della vita, per tramutare in vivere il sopravvivere.
Snowpiercer non è un film perfetto e va in difficoltà con una trama che presenta qualche falla, soprattutto sotto il suo profilo action. Le scelte dei protagonisti possono apparire talvolta discutibili o illogiche, ma Snowpiercer resta comunque un buon blockbuster, per la forte componente di fantascienza ed azione, supportato da uno sfondo di distopia e fantapolitica che gli dona un significato interessante e un’anima di cui sono spesso privi film del genere.