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Il 22 Dicembre di 36 anni fa nelle nostre sale arrivava Shining, il capolavoro horror di Kubrick ispirato al romanzo di Stephen King.
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Il 22 Dicembre di 36 anni fa nelle nostre sale arrivava Shining, il capolavoro horror di Kubrick ispirato al romanzo di Stephen King.
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In poco tempo si conquistò il titolo di film cult, venendo da molti considerato come uno dei migliori film horror di sempre, se non il migliore. Trionfo meritato per un film che è ancora oggi immortale e capace di dare lezioni di cinema a chiunque. Un horror psicologico coinvolgente, shockante e tremendamente elegante, supportato da una colonna sonora da brivido.
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Negli anni sono nate leggende, racconti e retroscena che non hanno fatto che alimentare la fama del film. Se non bastasse infatti il volto sfingico della pellicola stessa, è calata una coltre di mistero sulle riprese, con storie, più o meno verosimili, che raccontano ad esempio di un Nicholson, che per rendere più verosimile la sua performance, mangiava sandwich al formaggio (che odia) durante le riprese. L’incontentabile e maniacale Stanley fece ripetere così tante volte la famosissima scena della porta sfondata a colpi di ascia che alla fine il numero delle porte distrutte era arrivato a 60. Kubrick esasperò a tal punto i due attori protagonisti che, forse, ottenne da loro il massimo proprio grazie alla pressione cui erano sottoposti. Pare che Shelley Duvall al tempo abbia rischiato un esaurimento nervoso e perso i capelli. Affermò poi che si era trattato della sua interpretazione più difficile e che mai avrebbe compiuto di nuovo un lavoro del genere. La sfortunata attrice soffre oggi di problemi psichiatrici e qualcuno ha anche provato a speculare sul fatto che derivi tutto da quel dannato lavoro. Un altro bellissimo aneddoto vede Kubrick suggerire (qualcuno dice “costringere”) ai protagonisti la visione, durante i giorni delle riprese, di altre pietre miliari del cinema horror come Eraserhead, L’Esorcista e Rosemary’s baby, per entrare nel giusto mood e recitare al meglio.
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Infondo ci sono storie anche di un Kubrick molto umano che tutelò il piccolo Danny Lloyd raccontandogli che quello che stavano girando era un film drammatico e impedendogli di vedere le scene più horror. Il giovane attore scoprì solo a 17 anni la verità su Shining. La riservatezza del regista ha impedito di conoscere la verità su molte di queste storie e la sua morte ha messo la parola fine alla questione, regalandoci il perfetto mistero. Quale che siano state le dinamiche che hanno spinto i due attori principali a portare a termine due performance così straordinarie non lo sapremo mai, tuttavia il risultato li ha trasformati in due icone del cinema horror e di questo, se non altro, beneficiamo noi, che dopo 36 anni possiamo ancora rimanere a bocca aperta.
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Acclamato lo sforzo della Duvall e di Nicholson, non da meno fu l’estetica mostrata da Kubrick e John Alcott (direttore della fotografia, insieme a lui anche per Barry Lyndon, Arancia Meccanica e 2001: Odissea nello spazio) che esaltarono le simmetrie proposte dagli Elstree Studios, nei pressi di Londra. Geniale la camera che insegue il piccolo Danny che col suo rumoroso triciclo ci conduce a giro per gli infiniti corridoi dell’hotel, fino alla terribile stanza 237.
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L’hotel che invece appare nelle riprese tra le montagne è nell’Oregon e si tratta del Timberline Lodge, il cui proprietario chiese a Kubrick di modificare il numero di quella che nel libro di Stephen King era la stanza maledetta, cioè il 217, in un altro numero, e il regista scelse il 237. Le intenzioni dei proprietari erano quelle di non allontanare nessun papabile cliente dalla stanza 217, che nell’albergo esisteva realmente. Tuttavia molti clienti, dopo la visione del film, ospiti del Timberline Lodge, chiesero proprio di alloggiare alla 237, rimanendo spiacevolmente delusi nello scoprire che tale stanza non esisteva.
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Ci sarebbe molto altro, tra documentari complottisti e hotel, cui King o Kubrick si sono ispirati, che hanno speculato su storie di spettri, scene tagliate e dubbie interpretazioni. Ma ciò che conta è il suo meritato successo e poco importa se qualche sciocco pochi mesi dopo l’uscita lo candidò per i Razzie Awards per il premio peggior regista. Col tempo Shining si è conquistato una bella e meritata rivincita e adesso possiamo solo sperare che a nessuno venga in mente di fare un sequel.
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