Le notizie di ragazze che si suicidano, di cause legali che vengono intentate a causa della diffusione di video pornografici amatoriali si rincorrono giorno dopo giorno sui giornali. Il nostro computer è lì, abbiamo imparato a proteggerlo con password e domande di sicurezza. Sistemi che a voi sembrano assolutamente sicuri, in grado di tutelare la vostra privacy da sguardi indiscreti. Quella combinazione alfanumerica, quella data che tanto ricordate sembra che vengano messi in discussione dall’ultima fatica di Oliver Stone: Snowden.
Fu definito Datagate. La miccia fu accesa da un tale, Edward Snowden, che dopo la fuga dalle Hawaii-dove lavorava ad un segretissimo programma di controllo statunitense-decise di rivelare come, giorno dopo giorno, la National Security Agency acquisisse/sca dati sensibili su ognuno di noi. In particolar modo se residente al di fuori degli Stati Uniti d’America. L’Italia nel film di Stone non è nominata, come se non rientri nei parametri di interesse dell’occhio americano.
Immaginate se Google vi restituisse, attraverso la digitazione di semplicissime keywords, non i “classici risultati pubblici” ma fatti estremamente privati. Ecco, Snowden scoprì che effettivamente la NSA era in grado di utilizzare software di questa portata.
L’esempio più eclatante è stato nella digitazione della parola Bush. Il sistema restituì, oltre ad una serie di articoli e dibattiti e discorsi riguardanti l’ex presidente degli Stati Uniti, una battuta che un ragazzo faceva alla sua fidanzata ironizzando sul fatto di definire cespuglio le parti intime della ragazza (bush in inglese significa per l’appunto cespuglio n.d.a.)
La potenza del web è possibile tastarla anche nei vari documentari che si sono succeduti in questi periodi. Ad esempio Deep Web oppure Anonymous. Entrambi è possibili vederli su Netflix in lingua originale.
La domanda, all’accensione delle luci in sala è stata: il pubblico diventerà più cauto con la memorizzazione dei dati sui vari dispositivi? Si perché Oliver Stone, al contrario dei vari documentari già citati, non fa parte di quella trafila di film indipendenti che arrivano nelle case solo dei veri interessati. Stone arriva ovunque. Quest’anno alla Festa del Cinema di Roma abbiamo potuto vedere quanto sia seguito. La sala conferenze era piena e chi non è riuscito ad entrare, all’Auditorium Parco della Musica, ha fatto sentire il suo calore al regista all’uscita dalla sala.
Il film prende fin da subito. Io generalmente vengo letteralmente “rapito” da trame così avvincenti. Conoscevo bene la storia di Edward Snowden ma la difficoltà subentrava proprio nel comprendere come avesse agito. Cosa la NSA abbia e avesse in mano. Oliver Stone è bravo proprio in questo:
Parte da una domanda che lui stesso pone all’interno del film: “spiega ad un bambino delle elementari…”. Oliver Stone ci spiega cosa abbia fatto Edward Snowden. E lo fa con un linguaggio semplice ed assolutamente comprensibile
Mi ha ricordato molto la spiegazione della bollafinanziaria da parte del grande Gekko in Wall Street: Il denaro non dorme mai. Il film, sempre di Stone, si prefigge di spiegare le cause che hanno portato alla disgrazia finanziaria mezzo mondo.
Quello di Oliver Stone a me sembra un lavoro più che da regista da divulgatore. La scelta degli attori, impeccabile: Joseph Gordon Lewitt assolutamente credibile nella sua parte. Anche fin troppo somigliante! Con piacere ho inoltre ritrovato un’altra attrice che mi è piaciuto molto in passato: Shailene Woodley conosciuta in Paradiso Amaro di Alexander Payne e nel film del 2013 Spectacular Now. Poco conosciuto quest’ultimo in Italia, non so neanche se sia già stato doppiato e sia uscito. Anche la comparsa di un timido personaggio interpretato da Nicholas Cage vi farà sobbalzare dalla sedia. Timido, quanto inutile a mio avviso.
Un film che potrebbe insegnare a molti l’utilizzo che se ne deve fare dei propri account social. Forse, dopo aver visto Snowden, molti di voi riusciranno a tenere un po’ di più alla propria privacy. Riusciranno finalmente a veder quella linea invisibile, quella sottile linea rossa, che divide il condivisibile dall’incondivisibile. Il gradito dallo sgradito.