Potremmo stare giorni a discutere su quale sia il miglior film di un maestro come Kubrick, impiegheremmo pochi secondi a dire qual è il suo film di più difficile comprensione. Gran parte dei film non richiede allo spettatore una particolare preparazione, 2001: Odissea nello spazio non rientra decisamente in questo gruppo. Quante volte avete consigliato ad un amico questo film? Personalmente mai, o meglio non l’ho mai consigliato senza una premessa che faccio sempre: guardalo ma dopo aver letto almeno Così parlò Zarathustra. Premettendo che non vi è solo una singola interpretazione a questo capolavoro, oggi analizzeremo il legame tra 2001 e Nietzsche.
Nietzsche e 2001: Odissea nello spazio
Poco più su ho citato Così parlò Zarathustra, consigliandone la lettura prima della visione del film. Nietzsche scrisse questo libro in uno dei periodi più tristi della sua esistenza, ossia dopo che la compagna rifiutò la sua proposta di matrimonio e dopo l’inasprimento dei rapporti con la madre e la sorella. Per correttezza va detto che non scrisse solo Così parlò Zarathustra ma praticamente tutte le sue opere migliori furono partorite in quegli anni bui. Basti bensare a: La genealogia della morale, Il crepuscolo degli idoli, Ecce Bomb… ehm Ecce Homo, Il caso Wagner ecc….
Prima di approfondire la singola opera (Così parlò Zarathustra) è propedeutico introdurre il pensiero del filosofo. Molto importante è il rapporto tra Nietzsche e la sua malattia, alcuni critici misero in relazione la filosofia di Nietzsche con i suoi problemi di salute, quasi come se la sua filosofia nascesse dal delirio (visto in accezione negativa) frutto proprio della sua malattia. Secondo altri, invece, la malattia era un qualcosa di positivo visto che proprio in quanto malato Nietzsche aveva una visione più disincantata della realtà. La critica attuale ritiene che la filosofia di Nietzsche debba essere giudicata indipendentemente dalla sua malattia. È interessante, tra l’altro, sapere che il filosofo è stato considerato il teorico del nazismo (consiglio la lettura di “Nietzsche: il filosofo e politico” di Alfred Baeumler), successivamente le colpe furono scaricate sulla sorella Elizabeth ma evito di dilungarmi.
Così parlò Zarathustra, pubblicato nel 1883, fu scritto nel cosiddetto periodo di Zarathustra (o periodo della “filosofia del meriggio”). Questo periodo (il terzo) si apre con la morte di Dio che ha fatto crollare nell’uomo tutti i valori creando un’importante divisione: da una parte troviamo l’ultimo uomo, dall’altra il super uomo. Il riferimento a quest’opera in 2001: Odissea nello spazio è continuo, la citazione più palese è l’utilizzo da parte del Kubrick (che non negò mai il legame tra il filosofo e la sua opera) di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss come sottofondo musicale.
Nel libro vengono affrontati principalmente tre temi: il superuomo, la volontà di potenza e l’eterno ritorno. Il primo ed il terzo sono i temi più vicini al capolavoro di Kubrick. Il superuomo è colui che sa affrontare la morte di dio e la conseguente perdita delle certezze rifiutando la morale tradizionale ed il cristianesimo. Uber nesh oltre che “superuomo” è anche traducibile come “oltre uomo”, ossia uomo del futuro. Nietzsche cercò nella storia dei precursori del superuomo senza risultati, questo perché lo considera come un qualcosa che deve ancora accadere. Possiamo quindi affermare che Kubrick, in 2001, rappresenta proprio questo superuomo del futuro. Una delle prove più evidenti del parallelismo delle due opere è il capitolo “delle tre metamorfosi” in cui Nietzsche descrive il passaggio, in tre fasi, da uomo a superuomo. Le prime due fasi sono il cammello ed il leone. Il primo simboleggia il peso della tradizione, il secondo, con i suoi artigli, rappresenta il liberarsi dal peso della tradizione che lo schiaccia. Il fanciullo, infine, è la rinascita.
“Ma dite, fratelli, che cosa può il fanciullo che non poté nemmeno il leone? Perché il leone predatore deve ancora diventare un fanciullo? Innocenza è il fanciullo e dimenticanza, un ricominciare, un gioco, una ruota che gira su se stessa, un primo moto, un santo dire di sì.”
È palese l’analogia con il feto astrale che appare nell’ambiguo (fino ad ora) finale del film.
Molto importante è, inoltre, il concetto di eterno ritorno. Nietzsche definì questa teoria come il più profondo dei suoi pensieri. In “Ecce homo” ricorda la prima volta che gli venne in mente quest’idea, precisamente scrive che si trovava in alta montagna. La prima descrizione di questa celebre teoria la si ritrova, invece, nell’aforisma 341 de “La gaia scienza”:
“provate a pensare a un giorno o ad un notte in cui siete in profonda solitudine e che si presenti un demone che vi dice: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e così pure questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!”. Quale sarebbe la vostra reazione?”.
È proprio la reazione a distinguere l’uomo dal superuomo, il primo, a differenza del secondo, non accetta questa condizione, venendo sopraffatto dal panico. La formulazione migliore della teoria dell’eterno ritorno la si ritrova proprio in Così parlò Zarathrustra: Zarathustra, in compagnia di un nano, cammina lungo un sentiero. Ad un certo punto i due trovano una porta che presenta la scritta “attimo” (ossia il presente).
“Guarda questa porta carraia! Nano” continuai: “essa ha due volti. Due sentieri convengono qui: nessuno li ha mai percorsi fino alla fine… Questa lunga via fino alla porta e all’indietro: dura un’eternità. E questa lunga via fuori della porta e in avanti – è un’altra eternità”.
In quel preciso punto è presente l’attimo.
“Si contraddicono a vicenda, questi sentieri; sbattono la testa l’un contro l’altro: e qui, a questa porta carraia, essi convergono. In alto sta scritto il nome della porta “attimo””
Zarathustra chiede quindi al nano: “questi sentieri che si contraddicono in eterno ci impediranno mai di capire cos’è questa eternità del tempo?”. Il nano risponde in maniera superficiale, affermando che il passato può tornare. Quando Zarathustra si accinghe a chiedere una spiegazione più chiara i due vengono catapultati in un paesaggio lunare. Il profeta assiste ad una scena raccapricciante: un pastore che si agita a terra a causa di un serpente che esce dalla sua bocca. Zarathustra tenta di togliere il serpente che soffoca il pastore ma non ci riesce. Dice allora al pastore di mordere per staccare la testa del serpente, il pastore, così facendo, si libera e si tramuta in una figura luminosa. Il pastore che non riesce a liberarsi rappresenta l’uomo vecchio, il morso rappresenta la scelta coraggiosa che l’uomo deve fare per divenire superuomo. Può essere il viaggio nello spazio cui assistiamo a 2001: Odissea nello spazio la “scelta coraggiosa che l’uomo deve fare per divenire superuomo”? È probabile, senza dubbio è invece l’analogia tra il viaggio di David Bowman e la teoria dell’eterno ritorno, un viaggio che avverrà infinite volte, concludendosi sempre con la nascita del superuomo quale è David, pronto ad accettare senza timore questo destino.
Distaccandoci un po’ dalla filosofia si può tranquillamente affermare che 2001 è un film che rasenta la perfezione, tecnicamente impeccabile e pieno di significato (di cui abbiamo parlato abbastanza). Fa impressione pensare che un film del ’68 abbia effetti speciali di un livello così elevato, non per niente Kubrick fu accusato di aver girato il “Fake moon landing” (sotto ricatto, per essere precisi), diciamo che 2001 non aiuta a confutare l’accusa. Il jump cut che permette di passare da un semplice osso ad un satellite che danza nello spazio è uno dei picchi massimi raggiunti nel cinema, in pochi secondi ci troviamo catapultati a milioni di anni di distanza con un semplice stacco. Questa breve discussione sul film da un punto di vista tecnico serve a far capire l’immensità di questo capolavoro qualunque sia la sua interpretazione.
Il sottotitolo di Così parlò Zarathustra è “un libro per tutti e per nessuno”, cambiando la parola “libro” con “film” sarebbe perfetto anche per 2001.