5 motivi per vedere Westworld

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La HBO ha ormai reso noto che l’anno prossimo terminerà, con l’ottava stagione Game of Thrones; perdendo così una serie che è riuscita costantemente a soddisfare pubblico e critica. Ma l’emittente statunitense sbaglia raramente in fatto di grandi produzioni televisive e sembra aver già trovato in Westworld il loro nuovo cavallo da battaglia. La serie è basata su una pellicola del 1973, scritta e diretta da Michael Crichton. Non vi dice nulla? Beh, è l’autore di Jurassic Park, cosa che non passa inosservata essendoci diverse analogie tra le due trame. La sua insolita premessa è infatti la presenza di un futuristico parco a tema selvaggio West, con al suo interno dei droidi dalle sembianze umane, chiamati “host”, pronti a soddisfare i desideri di ogni ricco visitatore. Una premessa che può sembrare ridicola, funziona invece molto bene grazie ad un ottimo cast – tra cui Anthony Hopkins e Ed Harris – e a Jonathan Nolan, autore di “The Dark Knight”, “Interstellar” e della breve storia che ha dato ispirazione al film “Memento”. Naturalmente le cose nel parco iniziano a non funzionare per il meglio, complici un nuovo aggiornamento negli “host”, che sembra renderli lentamente senzienti, e le intenzioni non troppo chiare di alcuni proprietari del parco. La trama vista così può sembrare un po’ poco accattivante e abusata; in poche parole la solita storia dei robot che si ribellano vista e rivista. Ma in Westworld c’è di più; c’è il domandarsi che cosa ci renda veramente umani e cosa sia realmente la coscienza, le ambizioni di dei pionieri della robotica avvolte in una coltre di misteri e il loro voler giocare a fare dio. Se tutto questo non ha stuzzicato sufficientemente la vostra curiosità di seguito trovate 5 motivi che dovrebbero convincervi a dargli una possibilità; ma fidatevi, Westworld la merita.

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1. Il tema del parco 5-motivi-per-vedere-westworld2

Il concetto del parco potrebbe essere descritto come una fiera a tema West estremamente realistica, creata per lasciare che gli ospiti sfoghino le loro passioni sugli innocui “hosts”. Si entra nel parco, travestiti da cowboy, e si inizia ad interagire con tutti gli stereotipi western incarnati dalle intelligenze artificiali: dalla donzella in pericolo al criminale che rapina la banca fino ad arrivare ai classici duelli tra pistoleri. Un mondo stracolmo di dettagli e di scenari curati maniacalmente dai tecnici, inseriti in un’elaborata messa in scena che nonostante riprenda dei palesi cliché, riesce ad apparire fresca. Ogni “host” si trova intrappolato in una propria linea narrativa, un infinito loop comportamentale a cui gli ospiti possono decidere se prendere parte, o mettere fine piazzandogli un proiettile in testa. Vivono e muoiono ogni giorno unicamente per l’intrattenimento dei visitatori, andando così a creare una terrificante distopia western.