5 personaggi letterari divenuti immortali grazie al cinema

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Nel mondo dell’arte ci sono sinergie che messe in funzione riescono a creare qualcosa di memorabile. Molto spesso, forme espressive con codici diversi si intrecciano per dare vita a una nuova prospettiva, a una nuova visione d’insieme. Succede quando la pittura e l’architettura entrano in contatto, quando la danza e la musica si intrecciano. Ma la magia accade quando la letteratura incontra il cinema. In quel momento, a mio parere, la settima arte diventa sublimazione all’ennesima potenza.

Anche al cinema, prima di diventare un film vero e proprio, quello su cui lavora il regista è un testo, la sceneggiatura; questa altro non è che il racconto di quello che poi accade nel film relativamente a trama, dialoghi, ambientazione, suoni e rumori. Poi, molto spesso accade che la sceneggiatura abbia come soggetto un’opera letteraria famosa e che lo sceneggiatore debba, quindi, rielaborarla secondo i codici linguistici del cinema.

Il cinema attinge dal mondo letterario da sempre. Sono numerose le trasposizioni al cinema di grandi romanzi o racconti. Del resto, è un connubio perfetto di testo e immagini dal quale vengono fuori grandi personaggi, famosi per chi ama la letteratura, che diventano immortali grazie al loro adattamento cinematografico.

Ecco un elenco di 5 grandi personaggi letterari divenuti immortali grazie al cinema.

Walter E. Kurtz

Il colonnello Walter E. Kurtz, antagonista principale del film capolavoro di Francis Ford Coppola Apocalypse Now, è sicuramente tra i personaggi cinematografici rimasti impressi nella mente dei cinefili, seppur presente nella parte finale del film, avvolto in un’atmosfera misteriosa e straniante. Personaggio senza tempo grazie soprattutto all’interpretazione di un mostro sacro come Marlon Brando.

Colonnello Walter Kurtz

Spero di no, ma non tutti sanno che la pellicola è liberamente ispirata a Cuore di tenebra di Joseph Conrad; nel romanzo, come nel film, i protagonisti partono alla ricerca di Kurtz, ma nell’opera letteraria questi è un carismatico commerciante di avorio nel Congo Belga che perde il senno della ragione nella giungla africana. All’inizio Brando non era d’accordo su alcune caratteristiche del personaggio – fondamentalmente, sul fatto che dovesse essere calvo e sanguinario – ma dopo che lui e Coppola si ritirarono per un periodo su una barca a leggere il libro, tornò sul set senza capelli e pronto per girare, regalando momenti di cinema tra i più intensi. Indimenticabili le sue parole nel finale che chiude il film, fedelmente riprese dal romanzo: “L’orrore… l’orrore”.

Norman Bates

Personaggio nato dalla mente dello scrittore e sceneggiatore statunitense Robert Bloch, viene immortalato alla storia da uno straordinario quanto inquietante Anthony Perkins, interprete magistrale della pellicola capolavoro del maestro Alfred Hitchcock Psycho.

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Differente dal libro omonimo sotto certi aspetti fisici e mentali – nell’opera letteraria è molto più tozzo ed evidentemente squilibrato, infatti emerge anche una terza personalità, quella di Norman bambino-, il personaggio cinematografico nasconde un disturbo inquietante e pericoloso sotto le vesti di un ragazzo timido e magrolino, così come il regista l’aveva pensato per conferirgli una sfumatura positiva agli occhi del pubblico. Grazie a questo ruolo, Perkins, al tempo molto attivo nel campo teatrale, ottenne un successo planetario che lo intrappolò nella parte, per certi versi, sottovalutandolo; unanimemente riconosciuto da tutti, l’attore regalò alla storia del cinema una performance magistrale. Infatti, recita perfettamente la parte del sociopatico, regalando alla telecamera sguardi mozzafiato – grazie anche allo stile registico di Hitchcock – che lasciano intravedere qualcosa di malsano dietro a un’aria di ingenuità e insicurezza.

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Randle Patrick McMurphy

Il vero cinefilo non può non aver amato questo personaggio creato dello scrittore Ken Kesey e interpretato da Jack Nicholson nel film di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo, che ha per soggetto il romanzo omonimo, e vincitore di tutte è 5 le più prestigiose statuette agli Oscar del 1976. Paziente dell’ospedale psichiatrico di Salem, McMurphy vi viene mandato per essere “vagliato”, ovvero per essere giudicato da una commissione medica e per capire se sia o meno un malato mentale.

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Durante la permanenza nel manicomio McMurphy si ritrova a confrontarsi con i vari “pazzi” – tra cui il nativo americano “Capo Bromden”, col quale diventa amico – integrandosi a loro e stimolandoli nei modi più bizzarri e insoliti; in risposta ai metodi adottati, mostra un sentimento di ribellione nei confronti dell’ambiente dell’ospedale psichiatrico, soprattutto verso l’infermiera Ratched, fredda e insensibile alla condizione degli internati. Jack Nicholson – inizialmente, quarta scelta per il ruolo – sembra essere nato per la parte: scimmiesco, effervescente, istrionico, dall’inizio alla fine dà qualità alla pellicola e rappresenta un magnifico contrappunto all’interpretazione e allo stile impassibile del personaggio interpretato da Louise Fletcher. Senza di lui il personaggio letterario non avrebbe mai avuto la meritata luce.

Alex DeLarge

Chi non conosce il buon vecchio Alex? Il capo banda dei “Drughi” di Arancia Meccanica, uno dei tanti capolavori di Stanley Kubrick? Amanti del regista, e non, lo ricorderanno sicuramente soprattutto grazie all’interpretazione di Malcom McDowell, attore britannico protagonista di altri film controversi nel periodo degli anni ’60.

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Prima di essere un personaggio cinematografico, Alex è il personaggio letterario del romanzo omonimo di genere distopico dello scrittore inglese Anthony Burgess: ragazzo intelligente e amante della musica classica – ascolta con passione Beethoven -, nell’opera letteraria, come in quella cinematografica, si lancia alla ricerca dell'”Ultraviolenza” spinto da una libertà che si traduce in stupro, rapina e pestaggio, fuori dagli schemi e convenzioni sociali. La pellicola lo immortala come un antieroe cinematografico grazie a un film eccezionale e a una performance incredibile, più vera di quanto si possa immaginare: a causa del perfezionismo maniacale di Kubrick, McDowell dovette ripetere diverse volte la scena del “Trattamento Ludovico”, soffrendo realmente, tanto da subire una lesione delle cornee che gli causò dei problemi alla vista successivamente. Comunque, per non farsi mancare nulla, dopo qualche settimana di cura Kubrick volle ripetere la scena perché insoddisfatto di come era venuta. Avrebbe meritato l’Oscar solo per questo.

Hannibal Lecter

La penna da cui nasce è quella di Thomas Harris, prolifico scrittore statunitense; è stato interpretato al cinema e in tv da vari (e bravi attori). Ma mai nessuno ha eguagliato la performance di Anthony Hopkins ne Il silenzio degli innocenti, film del 1991 di Jonathan Demme, che ha fatto strage di statuette agli Oscar del 1992, vincendo le 5 più importanti.

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Accompagnato da una grande Jodie Foster – Oscar anche lei – Hopkins ha dato vita a un cattivo che rimarrà per sempre nella memoria dei cinefili. Molto a suo agio nella parte, grazie soprattutto a uno studio approfondito di casi di assassinio, effettuato per calarsi nel personaggio, l’attore ha sprigionato tutto il suo talento improvvisando molte scene del film; l’ormai famoso risucchio a denti stretti non era previsto nel copione, per non parlare del fatto che ha imparato a non sbattere le palpebre per sembrare più inquietante. La grandezza della sua performance risiede nella brevità della recitazione: solo 16 minuti, che gli sono valsi a vincere l’Oscar come miglior attore protagonista. Sicuramente molto più conosciuto degli altri in questo elenco in ambito letterario, nel libro si differisce dal film per il colore degli occhi (nell’opera in carta sono castani) e per alcuni aneddoti legati alle sue gesta. Bisogna dire che mentre molti attori hanno recitato la parte di Hannibal, Athony Hopkins lo è stato rendendolo leggendario.